Ciao! È un tutorial quindi è naturale che sia semplificato e velocizzato. Forse preferiresti delle lezioni più lunghe e complete, in cui ti guido passo passo e ti assisto in casi di dubbi o difficoltà? In quel caso potrebbe interessarti questo corsi.valesutela.com/pages/corso-di-ritratto-base

Anche in un mondo in cui nulla sembra più avere senso le persone si stancano di vivere, non trovi?

​@@ValesuTela Sicuramente, però, la realtà non ci deve alcuna spiegazione: esiste e basta. Sai cosa manca nell'arte informale? L'ambiguità. Perché vi sia vera arte, è necessario che vi sia ambiguità nel messaggio. L'ambiguità non si raggiunge con un messaggio del tipo "Ehi! Sono ambiguo!", come nell'opera di Cattelan. Quella banana è talmente chiara nel suo intento concettuale da risultare (per me)... "didascalica". Per raggiungere l'ambiguità c'è bisogno di un alfabeto, di un codice, di un linguaggio che sia comune tra l'artista e lo spettatore. Questo linguaggio, che scavalca le culture e i secoli, è il figurativo. Perché vi sia ambiguità, è necessario che lo stimolo emotivo sia chiaro, sia "figurato". L'ambiguità rende l'opera di proprietà dello spettatore. Se un'opera è ambigua, lo spettatore vi tesse la sua interpretazione e la sua anima dentro. Per questo, prima o poi, si perde interesse nell'arte informale: ciò che "non ha forma" non ha ambiguità. Ciò che non ha "figura" non "trasfigura". Ho dipinto informale per una vita e l'ho imparato a mie spese: c'è un limite a ciò che l'informale ti può dare. Ho amato quei miei lavori, ma ora li sento lontani. Sono tornato al figurativo, alla grisaglia: lì non c'è limite alla scoperta, mia inesperienza, al mio essere eternamente un apprendista. Dipingo senza alcuno stimolo che non sia la necessità assoluta di farlo... Non ho mai saputo trovare un senso a questa necessità, né lo voglio. Poi sento parlare te e mi accorgo che forse anche per te è così, o mi sbaglio? Sei davvero brava, ti seguo.

Ciao! Non sono d'accordo sull'ultima frase, chi porta avanti una ricerca artistica fino ad arrivare a un punto di eccellenza a un certo punto viene notato. il punto è che il 99% si ferma prima e rimane in uno stallo di "mediocrità" (nel senso neutro del termine, non dispregiativo) che non viene notato tra le migliaia di altri artisti che ci provano. con questo non voglio far sentire screditata nessuno, sono la prima che non vive vendendo quadri. sulla pittura commerciale non mi pronuncio che è meglio.

@@ValesuTela Ma puoi anche essere notato, ma non è detto che vendi più di tanto. Ho fatto l’esempio del Lotto proprio per dire che lui faceva una pittura eccezionale, ma non era quello che andava di moda al tempo, per cui è morto povero. Mentre Tiziano che secondo me era anche sotto di lui, ha fatto soldi a palate. Anche oggi funziona così, per essere quotato devi essere alla moda. Pertanto, si trovano parecchi artisti alquanto scarsi che vendono, e altri bravi che invece non vendo nulla. Questo vale sia per il genere astratto, che per il figurativo. Per me fare cose alla moda ed essere commerciali si equivalgono, e non è che necessariamente la cosa alla moda sia un lavoro di scarsa qualità.

è una sfida quotidiana

Ciaoooooo👋👋👋👋👋👋

No, bisogna definire cos'è l'arte e poi puoi esprimerti

Lei insuperabile 😂 e mi piace anche moltissimo la sua arte, al di là del fatto che venda a queste cifre