Ossessionati da qualcosa che è dentro tutti voi, che fingendo sia tra noi vi pervade da lungo tempo.
@emanuelabelsito9595Күн бұрын
Straordinario
@amafirenze-vi1uh2 күн бұрын
Geniale! Adesso voglio Tarzan.
@annamariamologni28695 күн бұрын
Il libro è grandioso e non immagino nemmeno quanto sia stato difficile riportarlo in teatro ! Complimenti a voi!
@matteoraina27499 күн бұрын
i ragazzi sono bravissimi ❤ STRAORDINARI e anche le musiche (che suonano gli stessi attori), le scenografie, i costumi e le luci trasportano gli spettarori in un'esperienza onirica emozionante
@humanfacts-k7e9 күн бұрын
Ho avuto il piacere di vedere questo spettacolo ieri. L'ho adorato, avrei voluto avere con me un taccuino per segnarmi tutti gli spunti interessanti che mi avete dato. Spero che prima o poi ci sia la possibilità di rivederlo online
@maurizioprescianotto77879 күн бұрын
Quando la presentazione è già rappresentazione 👏
@cristianopilone26111 күн бұрын
Stupendo
@stefanobernard6512 күн бұрын
Come ho fatto. . . Sinceramente Non Lo so 💁♀️
@giovannimottaaccogliersi78218 күн бұрын
il 13 dicembre ci sarò!
@AntonioPiacentini-gt6pd23 күн бұрын
Preferirei non aver mai visto questa donna, freddo, secco, tutto artificiale, con un sorriso insincero. E perfino strano, che lei ha qualcosa a che fare con Milva. Semplicemente una ironia del destino. Milva era vivace, affascinante, reale !
@isabellarota586923 күн бұрын
❤️
@barbaramanfrin459027 күн бұрын
Grazie sempre per la condivisione di queste perle!
Spettacolo bellissimo e necessario. L'importanza di scegliere le parole che usiamo e quelle da cui scegliamo di farci abitare. Grazie
@maigioАй бұрын
Assolutamente d’accordo
@marisadellapasqua2756Ай бұрын
Martedì ho visto la nuova edizione dell’Arlecchino. È uno spettacolo che amo profondamente e nel quale ho avuto l’onore di recitare per due stagioni nel ruolo di Beatrice, più di vent’anni fa. Due anni indimenticabili. Negli occhi e nelle orecchie ho ancora tutte le scene: quei lazzi, quei suoni, quei tessuti, l’attrezzeria, quelle luci, l'odore delle candele, perfetti, immutabili eppure sempre diversi, vivi, veri. È uno spettacolo perfetto, per chi lo fa e per chi lo vede. È il Teatro, in ogni sua declinazione possibile, geniale, attoriale fino al midollo, poetico, comico, struggente. Tutti, sempre, senza eccezioni, giovani e vecchi, stanno al gioco dell’Arlecchino ed esplodono in applausi, risate e standing ovation durante lo spettacolo, ai ringraziamenti, battendo le mani a tempo durante il balletto finale. Vedere l’Arlecchino è una gioia. E si torna a casa elettrizzati, cambiati. Anche noi attori. Ma ieri sera, uscita da teatro, avevo il magone. Perché non ho riconosciuto quello che ho visto. “Ma cosa hanno fatto?” mi chiedevo tornando a casa, come un tormentone. Ecco: sin dal balletto iniziale vedo un gruppo di giovani, non fieri e impazienti di iniziare a recitare un capolavoro, pregustando quello che sarà, ma dei ragazzi spaesati che si cercano con gli occhi per capire se i passi e i gesti che fanno sono corretti. Le scene del primo atto sono da subito opache, lente, i lazzi imparati a memoria sono senza ritmo e anima. Vuoti. Buttati via. Forse è perché non ci credono? Non ne capiscono l’origine, la storia, il significato? Li hanno solo replicati perché il copione dice così? Se li sono semplicemente "messi addosso"? Non ci è dato sapere. L’energia generale è bassissima. Vedo sporcizia nei gesti, soprattutto nelle maschere, persino i ventagli di Clarice e Beatrice sono solo semi aperti e “tenuti male”. Sono attonita. A questo punto noto ogni dettaglio, anche con un certo fanatismo e la mia pena cresce. Vedo ammiccamenti ingiustificati al pubblico (forse è una scelta?). Vedo cappelli troppo larghi che cascano, monete che si perdono, scivolamenti, paraventi che rischiano di cadere. Possibile, tutto in una sera? Persino i camerierini sono generici, hanno perso il loro aplomb, il loro meraviglioso presentissimo “anonimato”. La recitazione epica, evocativa e bellissima è invece molto diretta e così la lingua di Goldoni si annacqua, scivola in un parlato naturalistico senza consapevolezza e, quindi, finto. Anche i dialetti sono tragicamente imprecisi… sembra tutto uguale, smarmellato, non riconosco più i suoni dell’Arlecchino e mi smarrisco. Inizio a soffrire. Il pubblico non ride. Aspetto i classici appuntamenti in cui il pubblico si sbellicava dalle risate ma ora ridacchia a denti stretti. Nessun applauso a scena aperta, mai, neppure dopo la meravigliosa scena nella locanda, dopo i “Ciapeeeeé!” di Arlecchino. Che dire? Che dire? Sono sempre più attonita e non vedo l’ora che finisca tutto, il prima possibile. Il ruolo della suggeritrice (caro vecchio Alighiero, il tuo personaggio era un’invenzione geniale e poeticissima) è stato dato a una ragazzina truccata (male) da vecchia che è diventata la madre di Pantalone (ossignore) inutilmente invadente. Tutto mi è estraneo perché vedo una specie di parodia. Tutto mi fa male. La musica: il bellissimo duetto tra Clarice e Silvio purtroppo è un momento imbarazzante: non si può fare l'armonia, perché manca proprio l’intonazione di base e arrivo a provare tenerezza per chi si impegna sul palcoscenico. Ma non c’è verso, ogni canzone fa la stessa fine. La scenografia è pulitissima, fresca di bucato, sembra uscita da una clinica svizzera, senza un graffio, non “vissuta”: di fronte a me una compagnia di comici “benestanti”, corpi borghesi in abiti del settecento… le luci… solo le candele danno un po’ di "calore". Sto scrivendo tutto questo con dolore, con gli occhi lucidi. Non ho nulla da perdere, non riesco a tacere e non mi importa un fico secco di urtare la suscettibilità di qualcuno. Beninteso: provo grande rispetto per il lavoro di questi giovani colleghi a cui auguro tutto il meglio possibile, perché conosco bene la fatica. Non so per quante settimane abbiano provato, non so che “eredità” abbiano raccolto, ma da quello che ho visto direi poco o nulla. Sembra che nessuno abbia passato loro alcun insegnamento, alcun testimone, né che siano stati aiutati nella transizione: da vecchio attore a giovane attore, come è sempre stato in questi 70 anni di Arlecchino. L’eredità, credo però, si deve passare sul palcoscenico, con fatica e sudore, a tu per tu, "facendo", non "guardando" il video di una replica del passato. Io, che sono un piccolissimo esempio, ho studiato tutta la parte con Gianfranco Mauri, storico Brighella, che mi raccontava la genesi di ogni singola scena, di ogni lazzo, la storia di ogni attore che aveva recitato nel corso degli anni. Chi si è preso carico di fare lo stesso? La “magia” è scomparsa e temo non ci sia rimedio. Perciò, eccomi qui, a mente lucida, più o meno, a registrare un “teatricidio”: chi ha voluto catapultare una generazione ignara di attori dentro l’universo pluridimensionale e meraviglioso dell’Arlecchino o non ne ha la minima contezza o non ha proprio saputo trasmetterlo e quindi si prenda le proprie responsabilità. Perché questi ragazzi non credono un solo minuto al racconto che stanno facendo (mi spiace, è questo che arriva) e forse lo hanno anche preso solo come un gioco divertente. Ma l’Arlecchino non è un gioco. E non è nemmeno “teatro ragazzi” (l’allure è quella, ahimè, con tutto il rispetto per quel genere). Ho concluso. Il mio giudizio lascia il tempo che trova, ci mancherebbe, ma per me ha valore. In fondo, ho anche pagato un biglietto e ho il diritto di dire quello che penso, se non da attrice almeno da spettatrice. Vorrei però dire che il pubblico non è scemo: forse non comprende a livello razionale, ma con il cuore “capisce e reagisce” eccome. Una signora ha esclamato, sommessamente: "Quelli di prima lo facevano in modo più professionale”. La voce dell’innocenza. Un’ultima considerazione: anche la locandina è stata cambiata e sembra la presentazione di un reality culinario (questo la dice lunga sulla ratio di un progetto). Insomma, ecco la fine indecorosa, di uno spettacolo mitico. Per fortuna non sono un critico teatrale che dovrebbe prendersi la briga (e l’onestà intellettuale) di scrivere la verità. Ma siamo nell’era del “politicamente corretto” e non si può. Io invece sono solo una persona che amerà per sempre l’Arlecchino, quello di Strehler, e che adesso ringrazia Dio per averlo visto e vissuto, quando era ancora lo spettacolo più bello del mondo.
@paoladellapasqua3671Ай бұрын
Non potevano essere usate parole più giuste di così!😢
@antonellafusco4626Ай бұрын
Sei immensa ❤
@MsFrancescaFАй бұрын
Come mai il Piccolo Teatro ha tolto dal proprio canale il video integrale dell’Arlecchino con Moretti che si vede al minuto 4:26?
@francescovalanzuolo9320Ай бұрын
l'intuizione di guardare al passato per proiettare al futuro con la consapevolezza che il miglior Arlecchino è quello che ancora dovrà nascere. Grazie Stefano, grazie Enrico, grazie ragazzi perché per merito vostro non è soltanto "rinato" uno spettacolo ma senza esagerare il teatro.
@nicolabibiciammarughАй бұрын
Quello che state producendo al Piccolo è la chiusura del teatro alle mie regie e a proposte ben diverse dalla noia colossale con cui vi siete impossessati di quel luogo precludendolo a me e a chi differentemente da me hanno altre proposte e hanno fatto e visto anche altre cose è una delle ENORMI PORCATE che state facendo.
@nicolabibiciammarughАй бұрын
Strehler era un cocainomane squilibrato, quasi inetto a tutto se non al suo teatro (ma comunque ho conosciuto registi molto più interessanti di lui), misogino, sessista e talvolta violento sia verbalmente che fisicamente. Non sapeva fare un cazzo di niente, neppure prendere la metropolitana o andare all’aeroporto da solo senza essere accompagnato. Una volta rimase sperduto ad aspettare l’auto che venisse a prenderlo. Ha fatto cose discrete, ma diciamo che la sua esistenza gli negava di essere davvero un regista, pur essendo un padrone. Un po' come voi a scapezzare dentro i teatri pubblici con soldi pubblici.
@nicolabibiciammarughАй бұрын
Se lo avessi messo su una bicicletta in mezzo al traffico sarebbe morto in dieci secondi. Per dire il soggetto
@nicolabibiciammarughАй бұрын
Era un pazzo squilibrato, morto vecchio strafatto di cocaina e mezzo avvinazzato con una trentacinquenne a cavalcioni in assoluta semipoverta. Le sue prove erano di una noia esacerbante. Aveva dei guizzi di genio, meno di altri più di alcuni. Di Leonardo Da Vinci non aveva quasi nulla ed era pure un po’ razzista. Ha fatto cose belle, ma era una specie di tiranno pazzo e disumano, capace spesso di grandi dolcezze. L’Isola degli Schiavi con un Massimo Ranieri ormai in età ma ancora capace di qualche capriola, è stato uno dei suoi spettacoli più pallosi in assoluto.
@mattiaarongreco364Ай бұрын
💙
@spanky1274Ай бұрын
Ciao per vederlo?
@sarita11907Ай бұрын
Visto ieri. Spettacolo necessario. Grazie!
@anitadileve8895Ай бұрын
Stupendo!
@elisaguerini649Ай бұрын
Grazie Uomo immenso
@danielazerega2645Ай бұрын
Una Magia.
@barbaramanfrin4590Ай бұрын
Avere la possibilità di ascoltare questi interventi pur non vivendo a Milano è davvero un regalo prezioso. Grazie sempre!!
@демкен2 ай бұрын
mi piacerebbe facesse lo stesso su netanyahu, ops...
@cirorusso65462 ай бұрын
Mammamì, Eduardo è inarrivabile (almeno rispetto a questa rappresentazione). Non c'è partita, proprio pianeti diversi.
@fabriziobertelli91472 ай бұрын
Ieri sera ho visto il tuo spettacolo....al Piccolo di Milano..sei stato eccezionale
@francescademarco69682 ай бұрын
😮meglio edoardo
@ubir97432 ай бұрын
Bellissimo, grazie per la condivisione. Non vedo l’ora di vedere lo spettacolo! Concordo sul bisogno vitale di conoscere noi stessi, profondamente, guardare in faccia ció che muove al male dentro di noi, sviluppare la capacità di discernimento’. Credo che i giovani di 16 anni, e tutti coloro che ancora non hanno una certa capacitâ di discernimento, per quanto abbiano bisogno di conoscere il male del mondo e quindi dentro noi stessi, abbiano bisogno anche di essere ispirati al ‘bene’, nell’istante successivo. Far sentire, ricordando, rievocando in una ‘seduta’ soltanto il male rischia di essere é un operazione parziale e quindi rischiosa proprio perché parziale, soprattutto per chi non é ancora sufficientemente equilibrato, dotato di discernimento, e saldo nella sua aspirazione al bene (all’equilibrio). In aggiunta, disvelare il male e affrontarlo é fondamentale ma non porta automaticamente al risveglio della coscienza di un essere umano, puó portare anzi una certa depressione o smarrimento, dettato da paura, mentre ispirare al risveglio della coscienza, al bene, a ció che muove verso l’equilibrio dentro di noi, porta già in sé la capacità di discernimento.
@simonapirritano24942 ай бұрын
Tommaso❤
@barbaramanfrin45902 ай бұрын
Grazie per questo nuovo, meraviglioso progetto!
@gianpietroscurti90543 ай бұрын
Testimonianza fantastica!
@massimosquecco89563 ай бұрын
Bugiarda a piu'non posso! Ricordo le lotte con l'amante ufficiale del Giorgio per mettere le mani sui suoi soldi dopo la sua morte. Parlo di RAI1, non proprio avezza a ste sceneggiate. Pero'non trovo ne'l'intervista ne'informazioni su di lei che era allora 40 anni piu'giovane di streher. Nessuno che mi sappia dare indicazioni? Adorqvo il modo in cui la giovane parlava alle telecamere della RAI. Suonava come una vera cortigiana di altri tempi! Purtroppo non ricordo nemmeno il suo nome, ma so che era bionda...
@ceciliadepolo3 ай бұрын
Stupenda
@ClaireIamma4 ай бұрын
Strehler, ben fatto Avrò l’occasione un giorno di risalire a Milano, andare al teatro del piccolo e vedere per la prima volta il servitore di due padroni🎉
@PasqualeLaporta-rb5gv4 ай бұрын
Il segno si decifra e l'apparenza non si deve assolutamente decifrare
@sakellarioudimitris74395 ай бұрын
Caiafa !!!!!!
@michele49135 ай бұрын
MITO
@lauramotta95615 ай бұрын
Ho assistito a questa performance incredibile la scorsa settimana, in uno sconosciuto paesino brianzolo: eccezionale davvero, complimenti a questo "animale da palcoscenico". Pur trattando un autore non proprio immediato, un' ora abbondante di spettacolo (più dei 52 minuti previsti) è volata. Bravooooo
@francescosaveriorombola66605 ай бұрын
Gli attori del Piccolo, sono sempre di un altro livello
@rosastartari84405 ай бұрын
Claudio Longhi farebbe addormentare chiunque… e dire che è un uomo di teatro…