La perseveranza, una virtù che va contro tutto che oggi è ormai normalità, ossia l'intrattenimento. E' veramente dura riprendere in mano i libri. E' proprio vero quello che diceva il quolet: maggiore è la sapienza, maggiore è il dolore. D'altronde io penso che l'uomo sia destinalmente portato a ragionare su questo dolore. Che questo dolore abbia a che vedere con una trascendenza, io non ho dubbi. Putroppo la grazia non mi ha concesso la fede. Semplicemente la saggezza antica che si è travasata nel cristianesimo, va riscoperta. Le poesia del Manzoni a rischiarare alcuni passaggi capziosi di Tommaso. Medito spesso sul catattere della salvezza che si è fatta carne. Ma appunto per la salvezza viene chiesto tutto di noi anima e corpo, nella dedizione alla sapienza. E al sondare il male come conseguenza. In fin dei conti se solo la grazia può salvare, allora l'uomo rendendosi umile, può solo seguire il suo destino di finitezza. Penso che alla fine la fede dovrebbe essere portatrice di una gaia lietezza. S.Tommaso non rientra fra le mie letture, quindi la seguirò volentieri. Mi è stato consigliato Agostino, come erede di Platone. Avendo riaperto i libri, sto leggendo in parallelo, sia gli antichi, che i cristiani, che i moderni. Dalla mia lista sono scomparsi i contemporanei, che putroppo hanno guastato la mia giovinezza. Ora da cinquantenne, non avendo pur tuttavia mai smesso di pensare alle infinite mode del male, è ora di dialogare con questi grandi maestri. E' appunto Agostino nell'inizio delle sue confessioni che mi ha fatto subito percepire come fede e ragione debbano essere unite in un sacro fervore per il DIo (il Cristo?). Le ho sempre viste come differenti, invece per Agostino è come se si uniscano nel sacro fervore mistico. Il fatto che non vi siano più mistici però ci fa capire di quanto, per usare una metafora, o la realtà per un credente, il Mondo sia in salda mano di Lucifero. Purtroppo capire (la fede) non vuol dire sentire. Evidentemente la mia anima è già stata afferrata dai cupi pensieri. Semplicemente ad essi la mia libertà è quella di combatterli. Non importa se psciologicamente o moralmente. L'importante è la battaglia per il bene della persona, e quindi, e solo quindi, quindi DOPO, necessariamente per il bene comune. Nella pietà di un Dante sarò messo nel limbo (al netto di non cadere sotto il male), in fin dei conti insieme ai grandi del passato. Grazie prof per questi ragionamenti, per questo impegno. Mi dispiace di essermi accodato cosi tardi. Ma vediamo la mia costanza. Salve!
@vincenzopanzeca871116 күн бұрын
E lei non avrebbe fede?.. Lei ne ha molta più di me: infatti la fede è capire che non può necessariamente concederci sempre il dono gioioso del sentire.
@athenaperchiazzi450917 күн бұрын
Prof il Vangelo di oggi dice proprio questo Luca 21, 19: "Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita".