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L'ultimo segretario del partito comunista sovietico e presidente dell'Urss Michail Gorbaciov in visita a papa Giovanni Paolo II, venerdì 1 dicembre 1989. Servizio di Fabrizio Del Noce.
«Sono gli ultimi momenti prima dello storico incontro fra il capo della Chiesa cattolica e il capo del Cremlino. Anche il fermo e impassibile Gorbaciov tradisce emozione. Lo dicono i suoi sguardi, il tremito nervoso delle mani. Il papa gli va incontro, vede la postazione del Tg e ci viene a salutare. Un episodio assolutamente inedito e fuori protocollo prima di andare incontro all'ospite.
Ed ecco la prima stretta di mano, le prime frasi di circostanza e poi, dopo le foto di rito, Giovanni Paolo II e Gorbaciov si avviano verso la biblioteca privata del pontefice. Dapprima seduti da soli al tavolo di lavoro senza nemmeno l'ausilio degli interpreti, per cinque minuti, una richiesta precisa di Gorbaciov, e poi ancora a colloquio privato per quasi un'ora e mezza, molto più a lungo delle previsioni. Le immagini li mostrano distesi, sorridenti quando le telecamere possono inquadrarli di nuovo. È entrata anche Raissa, vestita di rosso, una rottura con gli schemi non scritti ma osservati da tutti che prevedono abito e velo nero. In questa atmosfera di grande emozione Gorbaciov spiega alla moglie con ampi gesti il senso del suo incontro con il papa.
Ma veniamo ai contenuti, ai due discorsi ufficiali. Ha parlato per primo il papa alternando il russo all'italiano. Ha ricordato le sofferenze patite dai credenti sotto il comunismo, ma ha immediatamente smorzato questo accento critico parlando delle speranze che nascono dalle recenti aperture. Per la chiesa la libertà di coscienza è parte prioritaria del rispetto dei diritti umani e l'uomo è la via della chiesa. Non c'è pace se l'uomo e il diritto sono disprezzati, come insegna la tragedia della seconda guerra mondiale. Ma oggi, sono sempre le parole del papa, è indispensabile costituire un nuovo rapporto tra morale e politica, e cioè riaffermare la priorità delle scelte morali come base delle scelte politiche. Il rispetto di Dio e il rispetto dell'uomo costituiscono il principio assoluto che permetterà agli stati e ai blocchi politici di andare oltre i loro antagonismi, di superare le due piaghe del dopoguerra: l'imperialismo e l'egemonismo.
"È stato un avvenimento veramente straordinario", sono state le prime parole di Gorbaciov. Il rispetto delle identità nazionali, spirituali e culturali dei popoli sono il contesto indispensabile per una nuova era di pace. Ed è stato proprio il leader del Cremlino ad annunciare i primi risultati concreti del colloquio: la ripresa delle relazioni ufficiali con la Santa Sede -- in pratica la ripresa dei rapporti diplomatici -- e soprattutto l'annuncio che il papa andrà in Unione Sovietica. Questo lo ha detto parlando a braccio al termine del discorso ufficiale.
E poi lo scambio dei doni e il commiato. C'era in tutti molta emozione e anche una visibile soddisfazione quando il corteo ha lasciato la biblioteca papale e Giovanni Paolo II ha accompagnato Gorbaciov fino alla scala d'onore.
Il disgelo è ora nei fatti e non soltanto nelle parole. La Santa Sede aveva detto che sarebbe stato un incontro di contenuti e non di pubbliche relazioni. Lo è stato. Quando il capo del Cremlino propone alla Chiesa una collaborazione che si fonda su temi morali, questo vuol dire che il comunismo dell'ateismo programmatico appartiene oramai al passato.»