Questo brano nasce da una riflessione che mi accompagna da tempo: più vai avanti nella vita e più ti rendi conto di quanto tutto sembri ciclico. I giovani che criticano i più grandi e viceversa, in un continuo alternarsi di ruoli. Ogni generazione si ritrova a fare le stesse critiche e a vivere le stesse battaglie, eppure sembra che nessuno voglia davvero ascoltare. Nel brano parlo di "urlare il silenzio", un concetto che mi è venuto in mente lo scorso anno, mentre lavoravo con gli organizzatori della Giornata della Terra. Durante quella giornata, c'è stata una marcia del silenzio, e ciò mi ha colpito profondamente: il silenzio, quando è individuale, può passare inosservato, ma se è condiviso, se un'intera comunità sceglie di rimanere in silenzio, allora diventa potente. Il silenzio si fa notare. Da qui nasce il parallelo con i giovani di oggi: urlare attraverso il silenzio, impegnarsi con determinazione e sostanza ma allo stesso tempo mantenere il rispetto. In un mondo che spesso premia chi fa più rumore, io vedo nel silenzio un atto di forza e consapevolezza. È un segno di rispetto, di una determinazione che non cerca di sopraffare, ma di costruire. Quello che amo davvero è vedere una determinazione unita al rispetto e alla voglia di rinnovamento. Un cambiamento che non è mosso dalla violenza o dal caos, ma dall’amore, dal desiderio di creare qualcosa di nuovo senza distruggere il passato. "Giovani di sempre e di mai" parla di questo equilibrio sottile tra il desiderio di cambiamento e la necessità di ascoltare e rispettare il silenzio degli altri. È un invito a riflettere su come il passato si riflette nel presente, e su come possiamo imparare da esso per costruire un futuro migliore, senza perdere la nostra umanità e il nostro rispetto reciproco.