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Africo vecchio
Centro aspromontano fondato nel secolo IX dagli abitanti di Delia, o Deri, città esistente nel territorio dell'Amendolea. Fu, tuttavia, Casale di Bova, e fino all'eversione della feudalità (1806) appartenne all'Arcivescovo di Reggio cui era stato nel 1195 da Arrigo VI in riconoscimento della sua condotta durante la conquista della Sicilia. Il terremoto del 1783 vi provocò la morte di sei persone e vi produsse danni per ottantamila ducati. Per l'ordinamento disposto al tempo della Repubblica Partenopea fu considerato autonomo ed incluso nel Cantone di Bova, cui rimase con la stessa qualifica nell'ordinamento francese del 1806, che pur gli attribuiva il villaggio di Casalinuovo, ed in quello borbonico del 1816. Fu danneggiato dal terremoto del settembre 1905, ed ancora da quello del 1908. Nel 1930 fu disposto il consolidamento dell'abitato a totale carico dello Stato.
Scuola elementare ad Africo vecchioLe alluvioni del 1951 e del 1953 hanno tragicamente distrutto l'abitato costringendo la popolazione a cercare riparo.
Il paese al momento del definitivo abbandono non era ancora raggiunto dalla strada carrabile ed era collegato da un semplice sentiero. Le difficili condizioni di vita degli africesi furono documentate dal regista calabrese Elio Ruffo nel 1949.
Africo è stato definito "il più isolato paese dell'Aspromonte, "il paese della perduta gente", il paese più disgraziato e più infelice d'Italia".
Negli anni '20 Umberto Zanotti Bianco con sincero e nobile spirito meridionalista ebbe modo di sostenere la causa dello sfortunato borgo pastorale.
Chiesa di San Leo
Del patrimonio architettonico ancora esistente nel territorio del vecchio abitato si segnala la chiesa di San Leo, dalle semplici forme architettoniche, ad un’unica navata con abside semicircolare e campanile sul fronte principale. Nel campanile sono conservate le due campane di bronzo probabilmente risalenti all' epoca di costruzione della chiesa. Ha una cupola con la statua di marmo del Santo, risalente al 1635, di artigianato locale. Situata nella zona di Africo Vecchio, in contrada Mingioia, è certamente bizantina.
Chiesa di San Leo - Africo vecchioDistrutta dopo l'alluvione del 1951 è stata restaurata ma, mentre l'esterno conserva ancora la foggia originale, l'interno è completamente rifatto. Nel 1972 la chiesa è diventata meta di pellegrinaggi.
A circa 300 metri dall'edificio c'è una piccola costruzione. Qui morì San Leo e qui sorgeva l'antica chiesa. Dal momento, però, che in quel posto l'edificio dava continui segni di cedimento, la popolazione dedusse che al Santo non piacesse la collocazione. Edificarono, quindi, l'attuale chiesa che si trova proprio di fronte al luogo dove San Leo andava a meditare.