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Aldo Cazzullo è un firma nota e seguita del Corriere della Sera: dalle elezioni alle Olimpiadi, dagli attentati terroristici ai Conclavi, ama raccontare, andando a fondo di ogni storia per farne occasione di riflessione universale. Ha intervistato Spielberg e Bill Gates, Keith Richards e Jacques le Goff. E’ uno scrittore versatile e prolifico, e ama la storia italiana, che difende sempre, convinto che troppa antiretorica ha piegato uno spirito di unità nazionale. “Noi siamo abituati a rappresentare la nostra storia come una sreie di catastrofi. Mentre ci sono state sconfitte, soprattutto militari, ma tanti episodi e personaggi di cui essere orgogliosi, c’è un’identità, cui siamo molto più legati di quanto pensiamo di essere. Soprattutto un’identità custodita dalle memorie familiari, in particolare dalle donne, c he sentono molto fortemente questo legame di patria intesa come terra dei padri. Diceva GP 2 che l’amore di patria è un’estensione del 4 comandamento, Onora il padre e la madre. Io purtroppo sono cresciuto in un tempo in cui il tricolore era un simbolo di parte, e l’inno perfino nelle partite non lo cantava nessuno…i simboli invece sono significativi. Ma è saltato il meccanismo di trasmissione della memoria che per secoli ha permesso di rinsaldare tra vecchi e giovani il senso dell’appartenenza.” Ama in particolare la Grande Guerra… “Perchè sono i nostri nonni. Gli italiani sono legati alla loro famiglia e all’Italia quando la storia nazionale incrocia quella della loro famiglia