Angelo Di Livio "il soldatino"

Storie Vere Angelo Di Livio "il soldatino"
Quando la Juve comprava in serie B....... Lui nasce ala destra classica. Poi diventa terzino, a destra a sinistra, mezzala. Al primo posto la disponibilità e la disciplina: non sarebbe un Soldatino: " Vengo da una famiglia normale: mio padre Amerigo faceva l'operaio e mia madre Antonia era casalinga, mentre mio fratello il benzinaio. Vivevamo a Roma, quartiere Bufalotta, si faceva un po’ fatica ad arrivare a fine mese. Io ho smesso di studiare dopo la terza media e ho lavorato in un negozio di casalinghi, poi in uno di scarpe. E il pomeriggio allenamenti. Ho imparato il senso del sacrificio e il gusto per la conquista, mentre mi rode un po’ non aver studiato di più. Il passaggio alla Juve è nato dopo l’amichevole Padova-Juventus dell’agosto '93 . Il motore dell’operazione fu Piero Aggradi, d.s. del Padova. Devo molto a lui: mi voleva bene, fin dai tempi di Perugia . Aggradi sapeva che Trapattoni era alla ricerca di un’ala destra. Allora disse a Boniperti e al Trap: 'Visto che ci siete per Del Piero, date un’occhiata a Di Livio'. Io ho giocato con naturalezza, senza strafare, una buona gara duellando con Andrea Fortunato che poi ho avuto compagno di camera. Un ragazzo d’oro . A Trapattoni ero piaciuto, così pochi giorni dopo andai a Torino per parlare con Boniperti. Ricordo il viaggio Padova-Torino: una passeggiata di salute. Con me c’era Oscar Damiani, il mio procuratore. Boniperti ci accolse e la prima cosa che mi disse fu: 'Ricordati che se arriviamo secondi, abbiamo perso'. Poi mi mandò dal barbiere: avevo dei capelli scandalosi, corti davanti e lunghi dietro, un tamarro stile Duran Duran. I primi mesi mi sentivo molto bloccato, pieno di dubbi. Sono sempre stato un tipo emotivo, la notte prima delle partite faticavo a dormire. Durante l’intervallo fumavo di nascosto una sigaretta. Poi Trapattoni mi ha tolto i freni. Aveva bisogno di un’ala desta che coprisse tutta la fascia e sapesse attaccare e difendere. Cosa che Di Canio non gli garantiva, per esempio. Mi sono tolto la paura e, anche grazie ai consigli di Sergio Brio e con l’aiuto dei compagni, ho preso il volo. Dopo la prima gara non sono più uscito di squadra.
Poi è arrivato Lippi e ci ha portato in alto: era bravissimo a preparare la partita. Quanto alla mia duttilità, io credo che la voglia di adattarsi ti viene dalla tua storia. Lippi è stato bravo a capire questo di me e a darmi fiducia. La mia arma era la finta a rientrare, carpita al mio idolo Bruno Conti. Tutti la conoscevano, eppure in pochi riuscivano ad arginarmi. L’episodio più bello fu con Panucci che, prima di Juventus-Milan del 30 ottobre 1994, mi dice: 'Non la fare quella finta, tanto io non ci casco'. Io la feci, lui abboccò e Baggio segnò di testa il goal partita sul mio cross. A fine gara, mi avvicino e gli dico: 'Meno male che c’erano i cartelloni pubblicitari, sennò chissà dove finivi... "
Angelo Di Livio
Nel 1993 è in serie B. Due anni dopo è campione d'Italia. Tre anni dopo è campione d'Europa e del Mondo con la Juventus. Ha vinto altri due Scudetti con la Juve, una Supercoppa europea, due Supercoppe italiane, una Coppa Italia con la Juve, una con la Fiorentina con cui ha vinto anche un campionato di C2. Ha vinto anche un campionato di C2 col Perugia, uno Scudetto e un torneo di Viareggio con la Primavera della Roma.