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La piccola Roma…
Oggi Asmara è «la città dei sogni» degli eritrei. Per quanto gli eritrei l’abbiano fatta propria, Asmara resta pur sempre una città fortemente legata al passato coloniale italiano. Nel panorama delle città di fondazione e delle esperienze urbane e architettoniche dei primi decenni del secolo scorso, il nucleo costitutivo della capitale dell’Eritrea, che prende forma durante l’amministrazione coloniale italiana, rappresenta un caso per molti versi unico. Dopo i piani urbanistici, l’assetto urbano si sviluppa in maniera graduale nei primi decenni del 1900, mentre negli anni Trenta, la città di Asmara è interessata da un vero e proprio “boom” demografico ed edilizio. I caratteri architettonici che contraddistinguono l’insediamento riprendono un po ’tutte le tendenze che attraversano la cultura italiana di quegli anni, ma non mancano esempi di ibridazione con la tradizione locale. I primi edifici rappresentativi fanno così principalmente ricorso a stilemi storicistici (neogotico, neoclassico ecc.), mentre la rapida crescita degli anni Trenta è costellata di riecheggiamenti a Novecento, Art Decò, Futurismo e Razionalismo. Il tutto nell’ambito di un insieme urbano dotato di una coerenza tanto sorprendente quanto estraniata, che è fortunosamente giunto fino ai nostri giorni sostanzialmente integro. In tigrino, una delle lingue dell’Eritrea, “Arbate Asmera” significa “i quattro unificati” e la denominazione avrebbe origine, intorno a cinque secoli fa, dai rapporti instauratisi fra i quattro villaggi che sorgevano in questa località dell’altopiano eritreo ad oltre 2300 metri sul livello del mare. Successivamente all’occupazione italiana nel 1889, lo sviluppo della città inizia ad essere pianificato intorno al volgere del secolo, all’indomani dell’insediamento della prima amministrazione civile della colonia, che nel 1899 trasferisce la capitale da Massaua ad Asmara. Negli anni Trenta la città vede più che quintuplicare la propria popolazione, giungendo a quasi 100.000 abitanti, oltre la metà dei quali italiani. Il “boom” è essenzialmente una conseguenza delle mire imperiali del fascismo e delle ambizioni espansionistiche dell’Italia verso l’Etiopia. Da “colonia dimenticata”, come gli storici l’hanno definita, l’Eritrea diviene infatti il principale retroterra prima per la guerra che, anche attraverso l’uso di armi chimiche, porta alla conquista dell’impero etiopico e, negli anni immediatamente successivi, per il controllo e la colonizzazione dei territori conquistati. Sebbene prodotto di tali contingenze storiche - il colonialismo, il fascismo, la separazione razziale ecc. - la forma urbana e l’architettura di Asmara costituiscono un peculiare ed affascinante esempio della modernità novecentesca. Nonostante il passato di oppressione coloniale che le sue origini richiamano, la popolazione eritrea ha assimilato la Asmara storico-novecentesca, che continua a essere il fulcro di una città pervasa da un sorprendente sincretismo culturale che unisce tratti europeo-italiani e africano- eritrei, in cui convivono culture, religioni e gruppi etnici diversi. Nel 2001 il governo eritreo ha delimitato il perimetro della ex “metropoli coloniale” (che racchiude una superficie di circa cinque chilometri quadrati) e lo ha sottoposto a vincolo di tutela. Oggi Asmara è uno dei luoghi riconosciuti come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, scelta perché «rappresenta probabilmente il maggiore e più intatto concentrato di architettura modernista al mondo». La cosa speciale di Asmara è che fu progettata dagli architetti italiani negli anni Trenta, il periodo di maggior sviluppo dell’Eritrea in cui fu una colonia italiana, che iniziò nel 1890. Arrivò all’apice sotto il regime fascista e si concluse nel 1941. Asmara è ancora piena di questi edifici - ce ne sono circa 400, tra ville private, farmacie, cinema, bar, stazioni di servizio e palazzi governativi - sopravvissuti al tempo a causa dell’isolamento del Paese durante l’occupazione etiope, e riscoperti negli anni novanta dopo l’indipendenza. Sfogliando le foto di questi palazzi sembra di perdersi in una versione più colorata e polverosa di Latina e Sabaudia e di qualche altro angolo sparso d’Italia, da Roma a Milano. Mussolini sognava di trasformare Asmara nella capitale dell’Impero africano d’Italia. Oltre ad incoraggiare l’emigrazione degli italiani - secondo un censimento del 1939 ad Asmara vivevano 53mila italiani su 98mila abitanti - cercò di trasformare la città, che chiamava Piccola Roma, in una sorta di utopia urbanistica all’avanguardia per l’epoca, piena di caffè, boulevard alberati, percorsi da gente in bicicletta.