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/ albydessi
Yogananda, le sue parole ...un faro
Verso la fine della sua vita, il Maestro fu colpito da una lunga
malattia. Un pomeriggio, quando aveva ricominciato a uscire
dai suoi alloggi, stava salendo in macchina; io e un altro mona -
co lo stavamo aiutando. «State guarendo, signore!» esclamai con
gratitudine.
«Chi sta guarendo?». Il tono del Maestro era impersonale.
«Intendevo dire il vostro corpo, signore» replicai. Sapevo, ovviamente,
che non aveva alcun attaccamento ad esso.
Per lui, tuttavia, perfino quella distinzione era superficiale. «Che
differenza fa?» chiese. «L’onda appartiene completamente all’oceano
dal quale emerge. Questo corpo è di Dio. Se Lui vuole
farlo guarire, bene. Se vuole tenerlo malato, bene.
«La cosa più saggia è essere imparziali. Se hai la salute ma sei
attaccato ad essa, avrai sempre paura di perderla. E se hai paura
di quella perdita ma ti ammali, soffrirai. Perché invece non ri -
manere per sempre gioioso nel Sé?
«Il problema maggiore dell’uomo è il suo ego, la sua coscienza
dell’individualità. Qualunque cosa gli accada, l’uomo pensa che
lo tocchi personalmente. Perché lasciarsi turbare? Tu non sei
questo corpo: tu sei Lui ! Tutto è Lui: tutto è Spirito.
«Al genere umano, sfortunatamente, ogni cosa sembra separata
e individuale. Il Signore doveva creare questa apparenza. Chie -
diti comunque: “Perché?”. Perché questo è un albero e tu sei un
essere umano? La risposta è semplice: senza questa varietà non
ci sarebbe lo spettacolo! Non ti interesserebbe. Se le persone
vedessero che c’è un’unica essenza in tutto - che dipinge ogni
scena, dirige ogni azione e recita ogni parte - si annoierebbero
presto. Affinché “lo spettacolo continui” ci deve essere attività,
interesse. Tutto deve sembrare reale. Ecco il perché di questa
parvenza d’individualità.
«Finché l’uomo si gode la commedia in quanto tale, continuerà,
nascita dopo nascita, a sperimentare i piaceri e i dolori della
vita. La Bhagavad Gita la descrive come una ruota, in costante
movimento.
«Per sfuggire a questa ruota, devi desiderare molto intensamente
la libertà. Solo allora Dio ti libererà. Il tuo anelito deve essere
ardente. Se lo è, e se sei determinato a non voler più stare al
gioco, allora il Signore dovrà liberarti. Egli cerca di tenerti qui
con le prove, ma nel Suo aspetto più elevato, come Amante
Cosmico, non ama questa messa in scena e vuole che tu ne esca.
Perché non dovrebbe liberarti, quando vede che desideri solo
Lui e non il Suo spettacolo? Che desideri solo la libertà in Lui?
«La stessa essenza - vita cosciente - è presente in te e in quell’albero
laggiù. L’albero però è stato messo lì, mentre è stata
una certa quantità di libero arbitrio da parte tua a renderti ciò
che sei. Solo i saggi sanno dove termina la predestinazione e
dove comincia il libero arbitrio. Nel frattempo, devi continuare
a fare del tuo meglio secondo la tua migliore comprensione.
Devi desiderare la libertà come chi affoga desidera l’aria. Senza
desiderio sincero, non troverai mai Dio. DesideraLo sopra ogni
cosa. DesideraLo per poterLo condividere con tutti: questo è il
desiderio più grande.
«Cerca, nel frattempo, di elevarti al di sopra delle coppie di
opposti: piacere e dolore, caldo e freddo, malattia e salute.
Liberati dalla coscienza dell’individualità, della separazione da
tutti e da tutto. Tieni la mente fissa con fermezza su di Lui.
Rimani interiormente impassibile, proprio come lo Spirito im -
mobile che vuoi diventare. Solo Lui è ciò che tu sei in realtà.
Solo la Sua beatitudine è la tua vera natura».
Conversazioni con Yogananda, di Swami Kriyananda
Ananda Edizioni, pagg. 15-17