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È la chiesa di San Giuseppe de’ Ruffi nel quartiere San Lorenzo di Napoli, casa ospite delle “Suore Sacramentine”, all’imbocco di via dell’Anticaglia.
All’indomani della realizzazione dell’ultimo quarto di via Duomo, nell’Ottocento, al monastero attiguo alla chiesa venne sottratto il lato orientale del chiostro.
Per questo tipo di esigenza, analoga sventura di sorte toccherà anche alla chiesa di San Giorgio Maggiore ai Mannesi poche centinaia di metri più a sud.
La chiesa è sita sull’omonima piazzetta con facciata e loggiato visibile da terra, come accade per la chiesa di Santa Maria della Sapienza a via di Costantinopoli, applicazione architettonica questa, assai frequente nelle produzioni immobiliari barocche dell’epoca della sua fondazione ed entro i quali si sviluppano le scale di ingresso alla chiesa, che, in questo caso, si tratta dell’antichissima proprietà dei Ruffo.
Ippolita e Caterina della dinastia Ruffo e della Casa Bagnara, assieme a Caterina Tomacelli, nobildonne napoletane, ritirate a vita monastica in un palazzo di proprietà degli Arcella, sito all’apice dei Tribunali presso il Seggio di Capua furono le prime assidue frequentatrici della cappella già dedicata a San Giuseppe, e da queste donne poi come tale venne fondata con solennità ed ufficialmente nel 1604.
Inizialmente in questa chiesa dimorarono le suore benedettine e la struttura rispose per molto tempo al nome di monastero di Santa Maria degli Angeli, soppresso come tale nel 1611 per mancanze di vocazioni. Fu affidato alle suore Agostiniane che l’abitarono fino al 1826, anno in cui le ultime monache Agostiniane vennero trasferite alla Croce di Lucca a piazzetta Miraglia. Due anni più tardi le Suore Perpetue Adoratrici, dette “Le Sacramentine”, vi si insediarono e tutt’oggi vi risiedono.