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l prodotti derivati assumono tale denominazione per il fatto che il loro valore “deriva” dall’andamento futuro del valore di una attività sottostante. Si tratta di prodotti finanziari ad alta complessità e caratterizzati da capacità di “magnificare” guadagni o perdite, stante la leva insita in tali contratti. Tali strumenti sono utilizzati principalmente per perseguire tre diverse tipologie di finalità:
ridurre il rischio finanziario di un portafoglio preesistente;
assumere esposizioni di rischio su grandezze finanziarie al fine di conseguire un profitto;
conseguire un profitto privo di rischio attraverso transazioni combinate sul derivato e sul sottostante tali da cogliere eventuali differenze di valorizzazione.
I contratti derivati, inoltre, possono essere scambiati in mercati regolamentati (i c.d. derivati quotati) oppure nel mercato c.d. “over the counter” ovvero un mercato non regolamentato dove controparti dirette stipulano contratti denominati quindi “derivati OTC”.
In tale seconda tipologia di mercato risiedono i problemi di maggiore complessità: se, infatti, il valore (il cd. fair value o mark to market) di un derivato quotato può essere agevolmente desunto dal mercato il valore di un derivato OTC deve essere stimato e, a seguito della riforma del bilancio seguito al decreto 139/2015, correttamente rappresentato anche nel bilancio delle società di capitali che adottano i principi contabili nazionali.
Come si rappresentano i derivati nei bilanci aziendali?
Come funziona la loro contabilizzazione?
Come desumere gli effetti dei medesimi sui flussi di
cassa aziendali?
Come analizzare gli impatti complessivi che hanno nel
bilancio di un’impresa?
Questi sono solo alcuni dei quesiti che verranno affrontati.