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In punta di piedi e senza clamore, fa sentire la propria voce la mamma affidataria di Miele... La donna che ha preso con sé quel fagottino di appena sedici giorni sopravvissuto per miracolo, non ha mai parlato. Rispettosa della legge e del suo bambino con cui da tre anni condivide la vita. Parla adesso che un Tribunale ha sentenziato la riconsegna del piccolo alla madre biologica. Parla perché il silenzio, la dignità e il rispetto non sono serviti e soprattutto perché non siano confusi con indifferenza o disinteresse: la legge non le dà alcuna facoltà d’intervento. Nessun diritto. Il dolore però non c’è norma che possa fermare. Nè logica che possa confortare. E lei, mamma di cuore, è del dolore del bimbo che si preoccupa e non vorrebbe mai che pensasse di essere stato abbandonato né da lei né dal suo papà, gli unici genitori che conosce e che insieme firmano la lettera.
(Franca Antoci - La Sicilia-)