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20-07-2023: Lasciata l’auto ci si incammina in leggera discesa sulla strada forestale, che in breve si trasforma in sentiero. Il percorso, nella sua prima metà, si sviluppa nel bosco con leggeri saliscendi, alla base delle Cime di Malquoira. Dopo circa un’ora di cammino una scala metallica permette di guadagnare quota. Sebbene un passamano, con funzione di protezione, renda sicura la salita, l’altezza e l’esposizione del manufatto possono intimorire chi le altezze non le ama. È proprio qui, infatti, che si creano i primi intoppi. Si continua sul sentiero, ora in parte tagliato nella roccia dello scosceso bastione della Cima del Làudo Est. Un altro tratto esposto, attrezzato comunque con corda metallica, segna la fine delle “difficoltà”. Proseguendo ora in leggera salita il cammino serpeggia tra radi larici e grandiose estensioni di mughi, portandoti infine nei pressi del Rifugio Vandelli. Poco prima di raggiungere il rifugio la segnaletica ti indica la strada da seguire per avvicinarti al Lago di Sorapis, che dista da qui meno di un minuto. Solo ancora pochi metri e senza alcun preavviso ti apparirà lo splendido lago color turchese. Il piccolo lago del Sorapìs è davvero meraviglioso, ed il suo color pastello lascia tutti a bocca aperta. La sua acqua, come si legge nel sito del Parco, in certi periodi dell’anno è limpida mentre in altri, quando il deflusso di fusione del soprastante ghiacciaio intacca gli orizzonti limosi del terreno, l’acqua è torbida e lattiginosa, ma di egual colore. Derivando dalle acque glaciali del Sorapìs, l’acqua ha una temperatura costantemente bassa. Lo specchio d’acqua è situato in un anfiteatro naturale formato da pareti maestose. Dalle Cime di Marcoira alla Punta Nera, la Croda Marcora, la severa parete nord del Sorapis, i Monti di Caccia Grande e le Tre Sorelle, dove Emilio Comici e Giordano Bruno Fabjan (Gibi per gli amici) aprirono nel 1929 una delle prime vie di sesto grado della storia dell’alpinismo. In primo piano, alle spalle del laghetto, fa bella mostra di se il Dito di Dio, una imponente guglia rocciosa che sembra fargli da guardia.