di L. Pirandello "i nostri ricordi" racconto

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@gigliobianco6263 2 жыл бұрын

"I nostri ricordi" è ancora più immenso ascoltato da te che letto, una narrazione davvero maestra! La vita del paesello che è la nostra, che è solo la percezione di ciò che siamo in quel momento o ciò di cui abbiamo bisogno per sentirci vivi... Questo vale per il ritorno in un luogo, per l'incontro dopo tanto tempo, di una persona Amata, per un oggetto che ci ha dato un emozione particolare in quell'unico e irripetibile attimo... I ricordi sono spesso grandi, immense illusioni, tuttavia furono altrettanto grandi immense realtà... La tematica cara a Pirandello è qui articolata ed espressa assai bene... Una prima parte molto poetica e che dice tutto; i sogni, le immagini, i castelli che noi abbiamo " necessità " di costruire, sentire, immaginare, interpretare , sono sempre relativi a ciò che siamo in quel determinato periodo della nostra vita e ai vissuti che ci portiamo addosso, di assenze, presenze, di vita e di morte...ma poi, "accade che cade il sogno" e a volte è un tonfo nel vuoto, un abisso da riempire nuovamente di un "altro noi"...di un nuovo noi, di quel "Noi" che la percezione naufragata ci ha reso e svelato... Ciò che sembrava darci vita non ce la da più e ci tocca a volte penosamente e non senza crisi, prendere atto che quella vita attribuita ad un paese, ad una persona etc, era in noi. Noi che ci sentiamo adesso morire perché sembra caduta con ciò che è caduto...e in un certo senso cade davvero, nel senso che è proprio il sogno caduto a devitalizzarci a farci sentire "senza vita"...vita che proveniva da noi, ma che non sentiamo più, perché attribuita ad un "immagine" oramai svanita. Questo racconto porta con sé una durezza psicologica enorme, poiché porta verità, e la verità è sempre dura fino a che non si riesce a ricostruire di nuovo da quelle macerie, fino a che non emerge una nuova forma di noi alla quale dare voce e azione. Tuttavia siamo così "bisognosi" di sogni! E quanto si impara di noi da " loro", e in questi frangenti... Bellissimo lo scambio con l'amico che pare "anonimo" a Carlo quando e accolto dai paesani... È disorientante ciò che si prova in sì situazione... Quando una realtà/ immagine, sembra non appartenerci più, per quanto ci sia appartenuta a lungo, da sentirla come "tutto" per noi, e si disgrega così, come mai avremmo potuto pensare, immaginare...pare quasi ci cada il mondo addosso... Verrebbe da chiedersi davvero, se c'è un confine fra realtà e illusione e se forse quel confine non siano altro che le nostre percezioni, le nostre proiezioni, senza le quali l'uomo non può vivere, e sempre senza le quali l'uomo non potrebbe rivelarsi a sé stesso... In fondo ogni maschera dell'uomo è finta e vera contemporaneamente... Siamo tanti volti, Uno, Nessuno, Centomila... Personalmente questo racconto mi tocca molto e mi rattrista perché sono un inguaribile romantica, donna dell'800 come sempre dico, e questo non aiuta ad avere rapporti molto sereni con la realtà... Per me è una lotta continua, o dentro a un sogno, o troppo malata di realtà, ovviamente...perché l'eccessiva presenza dell'uno compensa l'altro e anche viceversa... Immensa lettura Valter, grazie. Una buona giornata, Letizia Sassi.