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Lectio magistralis di Guido Barbujani.
Conclusione del ciclo “Riflessioni sull’ambiente” a cura dell'Istituto Gramsci in collaborazione con Biblioteca Comunale Ariostea e Istituto di Storia Contemporanea, con il patrocinio del Comune di Ferrara e del Laboratorio per la Pace dell'Università degli Studi di Ferrara.
Oggi mangiare pasta e portare a spasso il cane non sono attività rivoluzionarie, ma discendono direttamente da una rivoluzione di diecimila anni fa. Con la rivoluzione neolitica il cibo che mangiamo, il paesaggio intorno a noi, il nostro aspetto fisico e la nostra struttura sociale non sono più stati gli stessi. È stato allora che abbiamo iniziato a modificare geneticamente piante, animali e, indirettamente, noi stessi (certo con scarsa consapevolezza), e non abbiamo mai smesso. Ripensarci, oggi che la consapevolezza è cresciuta, può permetterci di ragionare più lucidamente su costi e benefici della moderna ingegneria genetica.
Guido Barbujani ha lavorato alla State University of New York a Stony Brook, alle Università di Londra, Padova e Bologna, ed è professore di Genetica all'Università di Ferrara. Collabora con il Domenicale del Sole 24 Ore. Tra i suoi libri, i romanzi "Dilettanti" (1994); "Dopoguerra" (2002); "Questione di razza" (2023, premio Hemingway); "Morti e sepolti" (2010) e "Tutto il resto è provvisorio" (2018); i saggi "L'invenzione delle razze" (2006, premio Merck-Serono e selezione Galileo); "Europei senza se e senza ma" (2021); "Sono razzista, ma sto cercando di smettere" (2022, con Pietro Cheli); "Lascia stare i santi. Una storia di reliquie e di scienziati" (2014); "Contro il razzismo" (2016, con Marco Aime, Federico Faloppa e Clelia Bartoli); "Gli africani siamo noi" (2018, premio selezione Galileo); "Il gene riluttante" (2016, con Lisa Vozza) e "Il giro del mondo in sei milioni di anni" (2018, con Andrea Brunelli).