Docente precario informa. Un giorno qualunque sotto il ministero dell'istruzione e del merito

La formula precariato della scuola oggi risulta alquanto obsoleta, perché maschera un processo di differenziazione e di discriminazione non del tutto razionale, bensì risultato di anni di indifferenza, di deficienze burocratiche, di autentiche politiche di destrutturazione della funzione pubblica nel comparto scuola: si parla ogni ogni anno di centinaia di migliaia di docenti, operatori e collaboratori scolastici che vengono assunti con contratti brevi, contratti che si reiterano negli anni, lavoratori della scuola obbligati a sopravvivere per anni in una dialettica fra contratti brevi e sussidio di disoccupazione, obbligati a cambiare sede di lavoro ogni anno e talvolta anche più volte all'anno. Se alcuni di loro riusciranno a firmare un contratto a durata indeterminata solo dopo qualche decennio dall'inizio della carriera (emblematico è l'esempio di un'insegnante delle primarie nella provincia di Palermo, entrata in ruolo, firmando il suo primo contratto a durata indeterminata, dopo 40 anni di servizio v. qui), altri non lo vedranno mai (senza contare coloro che, sfiniti, dallo stress procurato da questa forma di sfruttamento, decidono di rinunciare alla professione).
Ma non dobbiamo celebrare la resistenza passiva nella propria professione di una lavoratrice o di un lavoratore, perché magari comprendiamo che si resite per evidenti bisogni di sopravvivenza; bensì denunciare che ovunque elle scuole italiane, si possono incontrare precari in queste condizioni, impotenti nello sfruttamento che subiscono, sganciati e differenziati anche sul piano dei diritti, rispetto alle lavoratrici e ai lavoratori stabili; infatti, nei loro confronti non sono sempre riconosciuti i diritti fondamentali in materia di lavoro. Per queste ragioni, la Corte di Giustizia, ha già più volte richiamato l'Italia, nel corso degli anni, invitandola ogni volta ad adeguare le sue politiche nei confronti del personale della scuola rispetto alle clausole 4 e 5 dell' "accordo quadro" sul "lavoro a tempo determinato" stipulato con i paesi membri dell'Unione europea attraverso la direttiva 1999/70/CE. Nello specifico, il nostro paese è sanzionato sia per la trasgressione del "principio di non discriminazione" fra lavoratori precari e lavoratori stabili (clausola 4), sia per "abuso di reiterazione di contratti brevi" (clausola 5).
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[@antoniofiscarelli]

La petizione www.change.org/p/salviamo-la-scuola-dall-algoritmo-e-dal-precariato-democrazia-stabilit%C3%A0-dignit%C3%A0