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Qualche tempo fa abbiamo approfittato di un week end a Rieti per visitare "gli altri" santuari francescani della valle reatina, detta anche valle santa per la presenza di ben quattro santuari, fra cui il più noto è quello di Greccio.
Poggio Bustone è un comune di circa 2.000 abitanti, situato sul fianco di un monte alle pendici del Terminillo.
Immediatamente fuori dal paese sorge il santuario, tappa per i pellegrini che percorrono il cammino di Francesco.
Informazioni da Wikipedia:
Il santuario sorge nei pressi del romitorio dove, nel 1208, si fermò il santo di Assisi, che qui ebbe l'apparizione dell'angelo che gli annunciava la remissione dei peccati.
La costruzione del santuario iniziò nel Duecento e continuò nei secoli successivi. Il complesso comprende una chiesa, il convento di San Giacomo (ove risiedono i frati Francescani) e il tempietto della Pace.La chiesa (che risale alla fine del Trecento) ospita degli affreschi che ritraggono la Madonna delle Grazie con il bambino e due angeli ai lati in adorazione, il castello di Poggio Bustone su cui vigilano San Francesco e Sant'Antonio oltre alle artistiche vetrate ed al tradizionale crocefisso in legno.
Il convento di San Giacomo (risalente al XV secolo) si sviluppa intorno a un chiostro dove si possono trovare un quadro con le parole del "Cantico delle Creature", mentre nelle lunette sono raffigurati episodi della vita di San Francesco. Aperto al pubblico è il refettorio in cui si può trovare l'altare in legno con l'edicola dedicata a San Giacomo utilizzate da San Francesco e dai suoi primi seguaci.
Il santuario è collegato al Tempietto della Pace (XX secolo) per mezzo di un sentiero in cui sono poste le edicole della via crucis, ognuna composta da un diverso materiale (legno, marmo, bronzo, ceramica, ecc). Terminato il sentiero si può trovare una statua in bronzo del Santo.
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Il giorno successivo siamo invece andati a Fonte Colombo, altro noto santuario fondato da san Francesco.
Informazioni da Wikipedia:
Il santuario-convento di Fonte Colombo presso la città di Rieti è uno dei quattro santuari francescani che delimitano il cosiddetto Cammino di Francesco nella Valle Santa reatina, insieme al convento di Greccio, al santuario della Foresta, e al santuario di Poggio Bustone (convento di San Giacomo).
Immerso in un meraviglioso bosco di lecci secolari, il santuario di Fonte Colombo si adagia su un costone del monte Rainero, a circa 549 metri s.l.m. Inizialmente punto di presidio dei benedettini dell'abbazia di Farfa, pare che il nome con cui è conosciuto gli sia stato attribuito dallo stesso Francesco, il quale salendo sul monte, vide nel bosco una fonte di acqua cristallina (che esiste tuttora) a cui si abbeveravano delle colombe bianche (Fons colombarum).
Due sono i momenti importanti della vita di san Francesco legati a questo luogo.
Il primo, tra la fine del 1222 e l'inizio del 1223, fu la redazione della regola definitiva dell'ordine, detta "regola bollata" che fu definitivamente approvata da papa Onorio III il 29 novembre 1223. Dopo aver sostato in preghiera e digiunato per quaranta giorni (questo luogo è conosciuto anche come "Sinai francescano"), san Francesco dettò a frate Leone, in presenza di frate Bonizio da Bologna, esperto in diritto canonico, la regola dell'ordine, molto più breve di quella cosiddetta "non bollata" presentata al capitolo del 1221.
Quivi, dopo la stesura della Regola, affidata a frate Leone, mentre san Francesco pregava in disparte, alcuni frati capeggiati da frate Elia, rubarono la Regola perché non fosse presentata al Papa. Francesco, allora, dopo aver recepito le loro proteste, pregò l'intervento divino e una voce dal Cielo confermò la Regola così la protesta cessò.
Il Sacro Speco e la cappella del Sacro Speco
La stesura della regola avvenne in una grotta alle pendici del monte. Sulla grotta, detta Sacro Speco, è stato poi costruito l'oratorio di San Michele, che racchiude la grotta e comprende una piccola cappella.
Il secondo momento della vita del santo testimoniato da questo luogo, è datato alla fine del 1225, un anno prima della morte, ed è legato al tentativo di guarire san Francesco dalla grave malattia agli occhi che aveva con tutta probabilità contratto in Egitto durante la quinta crociata e che lo rendeva quasi cieco.
Narrano le fonti francescane che, di fronte all'emozione e alla fuga dei confratelli all'inizio del terribile intervento (in realtà una vera e propria tortura), san Francesco, mentre il medico scaldava il ferro, apostrofò "fratello Foco" pregandolo di mitigare la sua forza, invocandone la benevolenza e la cortesia. E il fuoco risparmiò il santo dal dolore, con grande stupore e meraviglia del medico.
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