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C'è un album, tra quelli usciti nel 2015, che fin dal principio ha colpito critica e pubblico sia per i suoni, per la costruzione sonora, che per i testi. Jacopo Incani, in arte Iosonouncane, infatti, era atteso alla prova del nove, dopo aver fatto breccia nel mondo musicale italiano, nel 2011, con 'La macarena su Roma' che arrivò come un fulmine in un mondo cantautorale che ama determinati schemi. Con il secondo lavoro 'DIE' non ha solo confermato, ma è riuscito a migliorare il giudizio che in molti avevano su di lui, senza però ripercorrere gli schemi dell'esordio. Quest'album, infatti, che ha impiegato molti anni (e varie città) per essere completato è molto diverso dal primo, sia per i suoni che per i testi ('Ho fatto un lungo lavoro sulle parole per ottenere una pluralità di letture'), lontani dall'attualità del precedente ('È un disco che rifiuta totalmente il lessico della quotidianità, della qualità del nostro Paese'). Una lunga suite, composta da 6 canzoni che racconta una storia di mare, d'amore e di morte e che utilizza una quantità ampia di strumenti e campionature che ne fanno uno degli esperimenti più coraggiosi e meglio riusciti di quella scena che si è soliti chiamare, per comodità, cantautorato.
Iosonouncane è il nuovo ospite di Fanpage Town e contestualmente all'uscita di questa intervista (registrata a luglio), il cantante è finito tra i finalisti per la Targa Tenco, come miglior album e miglior canzone con 'Stormi', oltre a vincere il premio Pimi Speciale (assegnato dal MEI all’artista indipendente italiano ritenuto nel complesso più rilevante per l’attività svolta nella stagione discografica 2014/15).
Spiegare quest'album è molto difficile, bisognerebbe ascoltarlo, lasciarsi trasportare dai canti sardi, dalle percussioni, dai suoni in generale, dalle parole e dalle suggestioni che queste provocano che allo stesso Incani non piace molto doverlo spiegare. Nonostante ciò in questi minuti passati assieme ci ha provato, aggiungendo all'intervista, come sempre accade, una versione acustica di 'Stormi' e Tanca'.
'Nell'autunno del 2012 ho smesso di fare i concerti e sono tornato in Sardegna, stando lì per un anno, e sono sparito totalmente. Avevo un'idea molto precisa dell'architettura del disco, ho portato avanti la stesura degli arrangiamenti e ho fatto tutto il primo lavoro di accumulo per quanto riguarda i testi. Nell'autunno del 2013 sono tornato a Bologna e all'inizio del 2012 ho lavorato con bruno Germano per lavorare sul materiale, lavorando du una sezione fiato, pianoforte, gli organi, delle percussioni vere, campionando ogni singola percussione e campionando ogni personaggio La cosa più particolare sta nel fatto che durante il lungo lavoro in Sardegna ho coinvolto tantissimi amici musicisti che suonano a più livelli, chiedendogli di partecipare".
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