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@simosissy5 жыл бұрын
A me la filosofia insegna a pensare in modo razionale al mondo che mi circonda e a trovare la verità in me stessa! Grazie anche al tuo contributo! Continua così Grazie
@paolomagherini58615 жыл бұрын
Ho sempre pensato che la filosofia fosse una riflessione sul senso della morte, comunque la sua risposta è stata chiarissima. Continuerò a seguirla con interesse.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
La mia è una posizione tra le tante. Ci sono molti filosofi che continuano ad interessarsi anche di queste questioni. Grazie per l'intervento 😀
@Livius43 жыл бұрын
A questo punto questo mi sembra l'unico filosofo valido su yt, nel senso che non è ideologizzato neanche dal suo stesso pensiero
@MarcoDiNapoli5 жыл бұрын
Sono pienamente d'accordo. Ecco perché la filosofia migliore è la filosofia che è stata capace di montare il sospetto su se stessa. Dove la filosofia di sistema diventa "volontà di menzogna" (Nietzsche\Adorno). La filosofia naufraga come la musica di Mahler nell'urlo che grida la proprio impossibilità di dire, ma non attraverso un linguaggio diverso, perché dal linguaggio non si esce mai, ma attraverso il linguaggio stesso, o come accade in Mahler attraverso la tonalità\atonalità, ma senza arrivare agli estremi dodecafonici. Al massimo la filosofia dovrebbe ambire come dice Deleuze ad essere un vento calmo e forse lo diceva anche un altro, forse Thoreau, che filosofo non era, ma non si riferiva ai filosofi, bensì agli uomini. Al di là di questo ritengo estremamente inerziale continuare sulla linea dell'assolutizzazione dell'assoluto indagabile per mezzo di un linguaggio, che proprio in quanto tale, non potrà mai uscire da se stesso. Ecco perché credo che un grande sforzo sulla molteplicità, sulla "differenza" sia stata compiuta da Deleuze. Però appunto fare del linguaggio un mezzo e non un fine in sé medesimo, ma un mezzo dal quale non si esce mai - ecco perché il linguaggio ci trapassa, ci fotte.
@claraschumann18195 жыл бұрын
Mi ha colpito moltissimo la citazione di Wittgenstein dal "Re Lear", in che libro ne parla? Mi hai incuriosita molto. Sono stata sempre molto affascinata dal sistema hegeliano però devo dire che mi trovo perfettamente d'accordo con te (e Wittgenstein) sul fatto che spesso il sistema non spieghi nulla; includere il molteplice nell'Idea in sé è assiomatico e per l'indagine filosofia del tutto sterile. Forse basta soffermarsi sulle differenze e partire da esse...però c'è anche il rischio di creare un sistema una volta dedotti i dati dall'esperienza e ricadere nella stessa rete. Il linguaggio che adottiamo è di per sé un unificare le differenze. Bellissimo video. E bella anche la tua libreria ^_^ mi sembra di intravedere dei testi che possiedo anch'io (tra i libri Bompiani). Buona serata!
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
Be' Paola i miei libri non sono nulla in confronto alle tue bellissime librerie! Però sai, da qualche mese posso vantare anche due libri ottocenteschi: i miei genitori sono andati in una bella libreria di Siena qualche mese fa e mi hanno preso il Convivio di Platone ed i Salmi di Agostino. Per quel che riguarda la citazione del Re Lear, che Wittgenstein voleva mettere in apertura alle Ricerche, si trova nell'atto I, scena 4: "Come, sir, arise, away! I’ll teach you differences. Away, away. If you will measure your lubber’s length again, tarry. But away, go to. Have you wisdom? So." Grazie per il commento, sempre acuta. Un abbraccio!
@claraschumann18195 жыл бұрын
@@fenomenologicamente Sono felice che anche tu abbia cominciato ad accogliere libri antichi nella tua libreria ^_^ Bellissimi testi tra l'altro! Grazie per l'indicazione shakespeariana ;) Un abbraccio!
@salvatoreg.11615 жыл бұрын
Oltre ad essere molto bravo sei simpaticissimo :-)
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
Grazie Salvatore 😀
@salvatoreg.11615 жыл бұрын
@@fenomenologicamente Il mio giudizio veramente sincero. Credo sia condiviso da molti. 👋👋👋
@antoniomerico5345 жыл бұрын
Ottima analisi su Marx!
@enrikcalavera92984 жыл бұрын
Ciao, anzitutto complimenti per tutto! Nella fattispecie, nel finale, a che cosa di Quine ti riferisci? Grazie in anticipo!
@adrianopagano30595 жыл бұрын
Ciao Paolo, innanzitutto grazie per i tuoi video e per il tuo canale. Ascoltandoti mi è venuta in mente una serie di osservazioni che vorrei sottoporti, sottolineando in via preliminare che non c' è alcun intento polemico da parte mia, ma solo una genuina volontà di confronto. Tu dici "La filosofia si occupa delle condizioni di possibilità dell'apparire del mondo [...] il denominatore che accomuna ogni ente non sono fatti del mondo" mi chiedo: rimuovendo la dimensione originaria dell' "apparire del mondo" (all'interno della quale sono ricompresi ANCHE i "fatti del mondo") per sostenere una concezione puramente "metalinguistica" del discorso filosofico - come mi pare tu sostenga - come ci si potrebbe occupare delle condizioni di possibilità dell'apparire del mondo? Quello che voglio dire è: può esistere un "metalinguaggio" del tutto slegato dall'oggetto a cui si riferisce? Sarebbe come dire che la matematica come linguaggio formale sarebbe possibile anche in assenza del mondo, quando invece a me sembra evidente che l'essente "numero" non sarebbe neanche ipotizzabile in assenza dell'originario significare di se stesso come necessariamente correlato ai dati del mondo; semplificando brutalmente: non sarebbe originariamente ipotizzabile il numero in assenza delle "mele" o delle "pere" da contare, così come non sarebbe ipotizzabile un manuale di grammatica italiana (metalinguaggio) in assenza del "dato" della lingua italiana; quello che voglio dire è che non c'è un passo che la filosofia o la scienza o qualsiasi altro sapere ipotizzabile possano muovere indipendentemente dalla manifestazione del mondo. E ciò secondo me non è indifferente. Ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu al riguardo Ciao! :)
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
Ciao. Dunque il trascendentalismo non si occupa mai del mondo, altrimenti cadrebbe nel pregiudizio naturalistico per il quale "il mondo esiste": la superstizione del fatto. Il trascendentalismo si occupa di ciò che appare, nei modi e nei limiti in cui appare, a se stesso. Non c'è nulla "dietro" ciò che appare, altrimenti cadremmo nel naturalismo di cui sopra. Insomma, il mio punto di partenza è quello della Fenomenologia dello spirito. Certamente l'apparire è tutt'uno con ciò che appare, ma ciò che appare appare sempre per adombramenti assiologici. E questi adombramenti non sono dei fatti, così come l'enunciato dello scientista "tutto è esaurito dal dato così come è inteso dalle scienze naturali" non è un dato, un fatto del mondo. Non so se mi spiego.
@giggiothebest54185 жыл бұрын
É interessante notare tre cose: 1) il sorriso che qualche volta ti scappa 2) ci sarà sempre gente cretina nei commenti 3) tutto il tuo ragionamento parte dal presupposto che filosofia e scienza vadano separate perché hanno oggetti d'indagine differenti. La filosofia si occupa dei limiti del mondo mentre la scienza dei fatti. Ora io sono d'accordo con questa affermazione ma non con tutto ciò che viene dedotto in seguito. Infatti proprio perché la filosofia si occupa di un altro oggetto d'indagine, che non sono i fatti, può permettersi il lusso di individuare dei principi primi ai quali ricondurre tutto il reale. Aristotele, Spinoza, Hegel e oggi Severino hanno fatto essenzialmente questo. Proprio perché la filosofia é altro dalla scienza può permettersi di ignorare la complessità del mondo. Faccio un esempio banale: se Severino mi dice: "Guarda che tutta la nostra cultura é nichilista perché tutto é riconducibile alla categoria del dominio, della produzione e della volontà" a me sta anche bene. Perché quanto meno ci sono delle tesi, se vogliamo, valide! Quindi in questo caso é possibile ignorare la complessità della realtà che ci appare. E alla fine quello che fa Severino lo fa anche Nietzsche che sostiene che tutto é irrazionale. Ma anche qui ci sono delle tesi valide che permettono giustificatamente alla filosofia di ricondurre tutta la realtà a un principio primo, che é quello della contraddizione, del divenire e dell'irrazionale. La filosofia può permettersi il lusso, mediante tesi valide, di esemplificare la realtà. E nel momento in cui queste tesi non sono valide, entra in gioco la critica radicale filosofia quale quella di Cartesio. La scienza invece non lo può fare perché si occupa del mondo e della sua complessità. Deve essere flessibile proprio perché sa bene che tutte le sue leggi sono basate dell'esperimento che é empirico. Le sue leggi possono essere falsificate in ogni momento e quindi per lei non ha senso arrivare alla formulazione di principi primi ma a delle leggi generali che non vadano ad eliminare il particolare (e in campo medico il paziente). La filosofia al contrario proprio perché parte dall'identità mediata tra pensiero ed essere allora si può arrivare alla formulazione di principi primi che possono giustificare e non giustificare l'esperienza. Ma allo stesso tempo la filosofia non ha il diritto di discutere su F=ma proprio perché é un fatto. Puo rifletterci sopra ma non discutere su esso (anche Severino va dal medico qualche volta). In questo senso filosofia e scienza vanno separate. Ma per me possono darsi qualche volta la mano. Pensa al rapporto medico-paziente dove scienza e filosofia si invertono i ruoli! La scienza da una parte mediante le linee guida, le meta analisi e così via ci dice che bisogna generalizzare i trattamenti per grandi gruppi di persone attraverso determinati processi statistici. Dall'altra, tutti i professori che ho incontrato sostengono la necessità più che mai di non trascurare la dimensione soggettiva, umanistica e in ultima istanza filosofica dell'individuo. E questo discorso può essere ricondotto al dibattito tra il riduzionismo e la trascendenza della coscienza rispetto al cervello. Ora la verità sta nel mezzo. La medicina non può far a meno dei metodi di indagine scientifica (analisi, procedure generali, conoscenza dei modelli anatomici, classificazione delle malattie, somministrazione dei farmaci) ma dall'altra sente l'esigenza interna di non poter ridurre il paziente a un'insieme di processi biochimici. Se fosse così allora metterebbe al centro della questione non il paziente ma la malattia. Ma dato che la medicina contemporanea non vuole fare questo, allora é costretta a sostenere la dimensione trascendentale della coscienza con la quale il medico può dialogare. Ma il dialogo non é un qualcosa di scientifico ma é un qualcosa di filosofico." Il medico si deve prendere cura di ciò che altro da se e di ciò che é oltre" dice Lucio Romano. Tant'é vero che oggi si distingue tra cura e terapia. Se io ti comprendo, e non ti spiego (verstehen), se io dialogo con te, allora mi prenderò cura di te. Certo sempre in funzione della cura dei tuoi problemi! Oggi si parla ancora di Psichiatria fenonenologica! Ed é ovvio che il solipsismo non é un problema scientifico ma filosofico. La scienza in campo medico tende ad esemplificare il paziente (e non ne può far a meno) mentre la filosofia (e in particolare la fenomenologia) tende a studiare la complessità emozionale-coscienziale del paziente!
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
A me invece non sta bene 😀 Perché Severino sul Corriere della sera mi dice, in riferimento a qualsiasi cosa (dal riscaldamento globale all'invasione delle cavallette in chissà quale paese) che è tutta colpa dell'identificazione di positivo e negativo. I prìncipi generali ci vanno anche per me (io parlo di soggetto metafisico: più generale di così...), però ne parlo partendo dal basso, non dall'alto (come Aristotele!) Il principio generale (soggetto metafisico) c'è, punto; archiviata questa faccenda, mi occupo dei peculiari modi di apparire del fiore che mi sta davanti o del tuo messaggio che sto leggendo. Su queste cose "basse" la filosofia si sofferma.
@giggiothebest54185 жыл бұрын
@@fenomenologicamente Eh vabbe ma é chiaro che neanche io condivido quello che dice Severino su questi argomenti. Me lo dice il buon senso! Ma le argomentazioni ci sono! É questo il punto della questione. La filosofia non può indicare una soluzione pratica alle cose. Infatti altra differenza tra scienza e filosofia: se Severino mi dice: "Guarda che tutto é eterno ecc" io risponderei in questo modo: "Anche se fosse, di fatto ne la tua filosofia e nessun altra filosofia va ad influenzare la mia vita quotidiana a differenza della scienza." Quindi proprio perché la filosofia non si occupa del mondo e della praticità a me sta bene che la filosofia possa fare questo. Possa prendersi il lusso di ragionare sui trascendentali e perche no assolutizzarli, se le tesi lo portano a farlo! Dammi chiaramente una risposta ;)
@giggiothebest54185 жыл бұрын
E con l'affermazione "la filosofia non si occupa della praticita" non voglio dire OVVIAMENTE che la filosofia non serve a niente. Lo ho appena mostrato nel commento precedente. Io continuerò a sostenere, nel caso anche dogmaticamente , che la filosofia e scienza possono aiutarsi a vicenda. Rimanendo nei loro rispettivi campi di indagine (e qui sono d'accordo con te)
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
@@giggiothebest5418 Ma sì la gente per lo più non distingue scienza e filosofia. Severino quando dice che la penna che mi sta davanti è eterna, sta facendo scienza. Un tipo qui nei commenti mi chiede delucidazioni sulla morte: ma sulla morte ti parlano il medico e l'antropologo, mica il filosofo! La gente queste cose non le capisce, e pensa che la filosofia sia una via di mezzo tra una antropologia e una psicologia.
@giggiothebest54185 жыл бұрын
@@fenomenologicamente Ma infatti la filosofia non é una scienza umana né dura. Non é una scienza. E siamo d'accordo. Ma anche se mi dici che la filosofia non mi parla della morte, allora come mai da Anassimandro a Heidegger mi sembra sempre che parlano di morte, vita, tecnica, dolore e così via? Io piuttosto ti direi che la scienza non si occupa di questo problema. Certo da un punto di vista biologico si ma si ferma la questa storia! La filosofia, che ci tiene a mantenere viva la coscienza, ti dice invece tutta una serie di cose non scientifiche o meglio che la scienza non può dimostrare. Se Severino mi dice che la penna é eterna, questo non é un fatto scientifico Perché appunto non cambia la praticità della mia vita, la mia esperienza. Se io la butto nel fuoco la vedo distruggersi. ( so bene che Wittgenstein non sarebbe d'accordo ma quanto meno questa é stata la storia della filosofia nella sua generalità! La filosofia ha sempre parlato della dicotomia vita e morte).
@albo80214 жыл бұрын
Buongiorno Paolo, buona domenica! Grazie per questo lavoro di "attenzione" che fai per tutti. Vorrei chiederti in che senso la psicanalisi è un sistema chiuso (se ho ben capito): l'approccio freudiano di oggi mi sembra abbia camminato (penso a Lacan o allo sguardo di Françoise Dolto) anche grazie a certi apporti delle neuroscienze. Mi puoi aiutare a capire meglio? Grazie. Un caro saluto
@fenomenologicamente4 жыл бұрын
È una famosa tesi di Popper, la puoi trovare sintetizzata in qualsiasi manuale di filosofia. Buona domenica.
@simosissy5 жыл бұрын
Paolo ma quanto studi! Sei veramente bravo
@primulerossa4095 жыл бұрын
La tesi sulla ricerca delle differenze come compito della riflessione filosofica è un buon consiglio per chi si accinge a Fare Filosofia, ma , se il contenuto dell' esposizione vuole essere una tesi sulla Filosofia, allora è assente , per ora, un argomentazione adeguata alla genesi razionale di tale tesi. Ci sono ragioni logiche che portarono Wittgenstein oltre il tractatus, ci furono ragioni ontologiche che portarno alla Khere del montanaro coi baffi.Quali sono le tue ragioni per optare verso una filosofia delle differenze ed in qualche modo rinunciare all' opzione trascendentalista? Dai, come al solito, ottime occasioni per pensare.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
Io non voglio rinunciare alla opzione trascendentalista. Penso anzi che se abbandoniamo il trascendentalismo, lasciamo tutto in mano alle scienze dure e molli. Il trascendentalismo va preservato, è limite del mondo, eccedenza negativa rispetto al concetto. Però il limite è limite di un mondo, ed il mondo è vario. L'opzione trascendentalista, insomma, non deve cadere nella sciocca venerazione dell'essere univoco, bianco sfero luminoso. L'ente si dice invece in molti modi, appare in molti modi diversi, e l'ontologia formale (trascendentalismo) ha senso solo se viene declinata in una pluralità di ontologie materiali le quali, nella misura in cui non riflettono su di sé, si chiamano scienze.
@primulerossa4095 жыл бұрын
@@fenomenologicamente l'ontologia formale declinata in ontologie materiali è al servizio delle scienze comunque, ed è proprio ciò che sta accadendo. Purtroppo la proposizione 7 del Tractatus induce a pensare al trascendentale solo in senso mistico, trascura una prassi dell' indiscernibile che apre all' inattuale , alla sua forma come Principio speranza (Bloch), alla settima lettera di Platone. Queste riflessioni minime portano dritte all' apertura di questo video e alla tua critica di un certo pensiero marxista .Forse è necessario ricordare che Benjamin fu' vicino Alla scuola di Francoforte.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
@@primulerossa409 Sì infatti io parto dal presupposto che del mondo se ne debbano occupare le scienze, dure e molli. Sono convinto che se la filosofia oggi si mette a parlare del mondo, cioè si mette a competere con le scienze, si scava la fossa da sola. La filosofia si deve occupare del senso del mondo (pratico o speculativo), cioè credo la si debba intendere ormai solo come una metodologia. Solo così supperisce alle lacune delle scienze, le quali non (si) pensano.
@primulerossa4095 жыл бұрын
@@fenomenologicamente sul fatto che la filosofia sia una "metodologia" non mi trovo in accordo.Che la filosofia accademica non abbia altra via da seguire ormai è quasi un dato di fatto, ma la Filosofia è in una fase critica e sta tornando all' anonimato , la Filosofia torna in strada alla ricerca di Verità singolari, qualche secolo di accademia è bastato, la fine della filosofia accademica è solo un momento transeunte dell' epopea filosofica.
@Roberto_Mora5 жыл бұрын
una filosofia che considera certezza le proprie risposte diventa religione
@grossolee5 жыл бұрын
Solo una cosa sulla psicoanslisi, che è un argomento che m'interessa molto: sollecito i filosofi a non farsi prendere da una tradizionale avversione per essa, un po' datata per altro. Spesso dalle parole del filosofo che critica la psicoanalisi sembrerebbe trasudare un po' d'invidia, quasi come se questa disciplina/dottrina si fosse permessa di usurpare il posto che fu sempre della filosofia, come attività che aveva lo scopo di liberare l'uomo, di fargli conoscere sé stesso, di farlo diventare ciò che è. I legami tra i due "mondi" sono signficativi, e Spinoza è amatissimo dagli psicoanalisti freudiani. Ma quando ne parla uno come Galimberti, puoi percepire una certa invidia. Ho letto che Wittgenstein, pur considerando Freud un genio, llne criticava le teorie. D'altro canto ho letto anche che oggi molti psicoanalisti freudiani integrano Wittgenstein nel loro trattamento, credo io nel tentativo di far indurre i pazienti alla consapevolezza del senso di ciò che stanno dicendo (chiarire i pensieri). Però, la psicoanalisi è soltanto una prima eruzione di una grande colata lavica e piroclastica che va sotto il nome di psicologia dinamica o psicodinamica. Ormai da anni, all'ospedale della Cornell University, psicoanalisti e psichiatri stanno mettendo in pratica dei metodi scientifici, quindi tramite verifiche induttive, per testare una teoria che media tra la psicoanalisi dura e pura di Freud, e una delle altre grandi correnti, quella britannica di Melanie Klein: la teoria delle relazioni oggettuali. I nomi più importanti sono quelli di Otto Kernberg e Frank Yeomans. Consiglio di seguirli anche su KZbin perché sono davvero bravi e chiari, e soprattutto sono tra i più impegnati rappresentanti del tentativo di testare le varie teorie del grande campo della psicodinamica, con la variegata realtà delle personalità. Questo ovviamente non impedisce di costruire categorie e parametri che facciano da mappa per l'indagine di ogni singolo specifico caso. Ma trovo un po' datata la critica Popperiana alla psicoanalisi come religione assolutista e infallibile. P.s. imperdibile il canale youtube "Borderliner Notes".
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
Io dopo avere letto Invidia e gratitudine di Melanie Klein ho perso quel poco di fiducia che potevo ancora avere nel metodo psicoanalitico.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
Già verso gli psicologi cognitivo-comportamentali ho poca stima, però riconosco che possano avere dei meriti. Da uno psicoanalista non manderei invece il mio peggior nemico! I meno peggio rimangono ancora gli psichiatri (ovvio che parlo dopo avere intrattenuto lunghissime frequentazioni con gli strizza cervelli...)
@grossolee5 жыл бұрын
Otto Kernberg e Frank Yeomans sono psichiatri. Sono spesso critici con la psicoanalisi dura e pura e altrettanto con la psicologia cognitivo comportamentale. La loro strada mi pare interessante. Inoltre possono permettersi di fare una ricerca vera, ricevendo parecchi fondi. Come mai la Klein ti ha deluso? La posizione schizo-paranoide e la posizione depressiva, da un punto di vista neurologico e psichiatrico, sono spiegate attraverso il rapporto tra amigdala e corteccia. Così come le metafore Es e Io, oggi ormai definito Sé. Del resto, già lo stesso Freud dichiarava apertamente che la sua era.una costruzione temporanea in attesa di futuri sviluppi dell'indagine neurologica.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
@@grossolee Ma a me sembrano poesie queste degli psicoanalisti! Appunto, vogliamo fare scienza? Parliamo dei rapporti amigdala-corteccia, così magari possiamo trovare delle medicine utili per curare i malati mentali. Non facciamo poesia! Cioè, la poesia va bene, ma se sei un poeta non ti arrogare il diritto di avere dei pazienti o simili.
@grossolee5 жыл бұрын
I pazienti ci sono perché certe persone non funzionano nel mondo, si sentono a disagio, e cercano aiuto. La psichiatria fura e pura, solo farmacologica è temutissima dalla media della gente: ha paura di essere manipolata dalla chimica, ha paura di essere stigmatizzata. Il fatto che la scuola psicoanalitica tradizionale preveda prima una formazione da psichiatri, poi una specializzazione presso la SPI, serve a comprendere quando i disturbi hanno bisogno di farmaci, quando non sono necessari, e quando invece c'è bisogno di una combinazione dei trattamenti. Ma se uno non vuole farsi curare, lo psicoanalista non lo va a trovare a casa. Ecco, semmai quello lo fanno gli psichiatri con soggetti gravi, monitorati dal servizio pubblico.
@paolomagherini58615 жыл бұрын
Paolo vorrei porle una domanda. Può la filosofia e in particolare quella che non assolutizza l'assoluto, indagare il senso della morte? È possibile addentrarsi nel concetto morte senza far necessariamente uso della fede? Grazie.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
Per me la morte non ha senso. Come diceva Wittgenstein: "Come pure, alla morte il mondo non s'altera, ma cessa". "La morte non si vive". Proprio perché non mi sono mai interessato alla morte, non sono in grado di rispondere a questa domanda. Mi dispiace.
@alienoatomico5 жыл бұрын
Dal mio punto di vista è legittimo che la filosofia aspiri a ridurre il reale a dei principi generalissimi. E quindi va anche bene anche l’uso di alcune formulette fisse a monte di ogni discorso. A mio modo di vedere il punto nevralgico tra buona e pessima filosofia sta nella seconda osservazione che hai fatto in questo bellissimo video: la falsificazione. E’ cioè necessario che i principi generalissimi di ogni sistema filosofico si incarnino nel mondo in modo da essere falsificati dalla sua varietà e dinamicità. E’ questo il peccato originale: perché quando un discorso generalissimo non può o non vuole incarnarsi nel mondo, scegliendo di rimanere astratto e inattaccabile, assiso nella sua stessa costruzione, esso smette di essere filosofia ma diventa delirio. Un delirio pericoloso perché se tu credi in qualcosa contro cui il mondo non ha nulla da opporre, sei persuaso a perseguirlo a prescindere dal mondo, perdendo ogni senso della misura. Non è un caso che il marxismo abbia portato, seppur indirettamente, ai milioni di morti del comunismo. Chi vuole fare a meno del mondo ed è solo in cerca del potere e delle facile lusinghe di una risposta incontrovertibile, rinuncia alla sua umanità e rischia di essere causa di disumanità. Direi a conclusione di questo mio commento che per fare buona filosofia ci vuole innanzitutto e soprattutto amore per la verità, dove l’amore per la verità va inteso come la necessità di andare incontro al mondo attraverso un discorso che chiede al mondo di avere sempre l’ultima parola.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
L'obiezione a questo tuo discorso è: ma se la filosofia si occupa del mondo, allora che differenza c'è tra scienza e filosofia?
@alienoatomico5 жыл бұрын
A mio modo di vedere la scienza si occupa di dire ciò che possono o non possono essere le relazioni tra gli enti, la filosofia dovrebbe occuparsi di dire cosa possono o non possono essere gli enti in relazione a sé stessi. Entrambe le discipline devono in questo senso occuparsi del mondo, ma sotto un differente punto di vista. Ad esempio la scienza ti dirà che tra due oggetti dotati di massa c'è una forza di attrazione descritta da una certa formula matematica. La filosofia dovrebbe dirti cosa rende possibile tale forza di attrazione indicandone i limiti di possiblità. In fatto è che secondo me è possibile indicare i limiti di possibilità degli enti anche all'intenro di un discorso sul mondo, dove cioè sia il mondo a indicare una demarcazione tra ciò che è possibile o non è possibile per un dato ente.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
@@alienoatomico Interessante posizione!
@Nanaquistillalive5 жыл бұрын
Ho sempre pensato che il "secondo Wittgenstein" fosse un po' stato messo da parte dall filosofia contemporanea... invero io credo che sia di una potenza e una portata notevole. Quella dei giochi linguistici e' una idea che trova moltissime applicazioni sia teoretiche che pratiche del fare filosofia. Lei cosa ne pensa? forse sa piu' di me quale sia lo stato attuale in ambito accademico riguardo Wittgenstein.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
Ciao. Io sono di parte, per me Wittgenstein - con Quine - è il più brillante filosofo degli ultimi cento anni. C'era Casalegno che diceva che il secondo Wittgenstein è praticamente inutilizzabile, infatti ha avuto pochissimi continuatori (qualche pragmatista). In effetti dal punto di vista della filosofia del linguaggio ortodossa un Wittgenstein che ci dice che la logica formale non è un linguaggio privilegiato, è chiaramente inservibile. Il secondo Wittgenstein piace invece, come dicevo, ai pragmatisti e poi, in continente, ai fenomenologi (le generazioni di fenomenologi post-Paci/Melandri sono in fissa con Wittgenstein, si pensi solo a Sini). Però anche qui: un fenomenologo apprezza Wittgenstein perché ragiona da fenomenologo, ma al contempo il suo lessico è un lessico diverso rispetto a quello iper-tecnico (sia pure apparentemente disinvolto) della fenomenologia dura e pura. Wittgenstein sta insomma un po' in disparte, e sono sicuro che volesse proprio questo. Anche il Tractatus è indigeribile per i filosofi analitici, che per servirsene hanno dovuto fraintenderlo totalmente (non so quanto con cattiva fede), pensa alla allucinante introduzione al Tractatus che ha scritto Russell...
@Nanaquistillalive5 жыл бұрын
@@fenomenologicamente grazie pe la cortese risposta. Beh con me sfondi una porta aperta... Pensa che io considero il tractatus l'opera poetica piu' bella che abbia mai letto... Il modo in cui lui arriva a dire certe cose... a volte quasi di passaggio... ti disvela un mondo in tre parole... Per quanto riguarda il "secondo" wittgenstein... non so cosa altri intende per inutilizzabile... ma da etnomusicologo (e quindi in parte antropologo) a me da tanta ispirazione... quando io mi approccio ad un fenomeno musicale nella cultura la cerco quella forma di vita che produce quel certo tipo di musica... Un'altra cosa che apprezzo del secondo wittgenstein sono i suoi involontari esempi comici... pensa all'esempio della mossa inutile negli scacchi o ai giocatori urlanti... se ti immagini le scene.. hanno un non so che di commedia... A proposito della mossa inutile poi... beh... pensa a come sia collegabile a quando lui asserisce la "stranezza" del dire "essere identico a se stesso" e del contesto in cui noi impariamo a dire "essere identico a se stesso"... altro che inutilita' di wittgenstein... Io credo che wittgenstein siano uno stoico.. e che e' proprio per questo che sia in oblio... come la stoa... apparentemente accantonata dalla filosofia...
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
@@Nanaquistillalive Se sei antropologo avrai letto quei begli appunti che Wittgestein ha scritto sul Ramo d'oro di Frazer.
@paolomagherini58615 жыл бұрын
Ammesso ovviamente che anche per lei il termine thauma significhi angoscisto terrore verso la morte.....
@paolomagherini58615 жыл бұрын
Scusi angosciato.....
@antonellocampus41595 жыл бұрын
O fai parlare le cose o quelle stanno zitte e non fai filosofia, diceva il buon Bassi
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
E aveva sacrosanta ragione.
@vittoriomarrucci79945 жыл бұрын
Sicuro....se io domani mi devo alzare alle 5 per fare l'operaio può essere colpa mia perché non ho una laurea (storia personale), perché mio padre era operaio (condizionamento ambientale), non ero figlio di Briatore (ancora condizionamento ambientale) colpa del capitalismo ( comprare forza lavoro per garantire al padrone plusvalore) darwinismo (istinto di sopravvivenza per mantenere me e la mia famiglia) consumismo (per acquistare altra merce). Certo che esistono molte democrazie come esistono molti capitalismi. Esistono molti cibi ma quello che conta fondamentalmente è il cibo. Si può definire cibo una scarpa? Qualcuno potrà aver mangiato una scarpa ma non credo si possa dire che avrà ingerito del cibo. Esistono vari tipi di dolore ma qualcuno dovrà pur parlare del Dolore avendolo magari sperimentato o ascoltato da chi l'ha sofferto. Esistono i poveri ma se una discussione vuol essere utile bisognerà affrontare il discorso sulla povertà.
@fenomenologicamente5 жыл бұрын
Per qualcosa una scarpa sarà cibo. La filosofia non è una antropologia.
@vittoriomarrucci79945 жыл бұрын
@@fenomenologicamente Senz'altro, non è antropologia, ottima la tua obiezione. Allora definiremo cibo ciò per cui ogni essere vivente ingerisce o fagocita ai fini della sua sopravvivenza o riproduzione. Poi noi umani mangiamo cibo anche per nevrosi o tristezza e questi sono fatti. Ma non possiamo utilizzare tali fatti per spiegare che cosa sia il cibo o i cibi. Ad un certa riflessione la filosofia deve servire un ordine non servire l'arbitrio ed è questa riflessione che può dare nuovo valore alla filosofia, valore che ha perduto anche per colpa della sua eccessiva pretesa di essere metafisica, ma anche per l'eccesso di relativismo oggi imperante. Non una guida, ma una bussola si.