Freak Antoni, Paco D'Alcatraz, Eros Drusiani: Trio Turbina in Papiri (aforismi)

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Fabio Ferriani

Fabio Ferriani

Күн бұрын

Пікірлер: 5
@Fabiodaleo92
@Fabiodaleo92 Жыл бұрын
Grazie Fabio per condividere queste perle🔝
@pacodalcatraz
@pacodalcatraz Жыл бұрын
Il “Trio Turbina Shoo” ha avuto una vita breve. L’unico documento video che testimonia la sua esistenza ce l’abbiamo, perché l’amico Manuele Angiuli pensò di portare con sé la telecamera, quando un pomeriggio si unì a noi per raggiungere Modena il lunedì del 7 luglio 1997. Dovevamo fare una serata di comicità demenziale in un “Cortile Estivo” del centro. Eravamo in tre: Freak Antoni, Paco D’Alcatraz ed Eros Drusiani. Ci conoscevamo da anni e ci accomunava, da sempre, una spiccata vena demenziale. Parlando del progetto Trio Turbina notammo subito una buona sinergia tra noi. In breve, pensammo di scrivere la scaletta di uno spettacolo attingendo dal repertorio che ognuno di noi aveva. Non ci mancava sicuramente il repertorio degli aforismi comici, ne avevamo scritti a vagonate. Faticammo a scegliere tra centinaia di note e appunti. Decidemmo l’incipit dello spettacolo utilizzando le nostre battute più collaudate, i nostri cavalli di battaglia. Andammo un po’ a istinto e ce ne fregammo di cercare effetti particolari. Scrivemmo le nostre sentenze comiche su un pugno di bigliettini, li mettemmo disordinatamente in un sacchetto di plastica della coop, e li estraemmo come fossero i numeri della tombola. Volevamo evitare di essere troppo didascalici e prevedibili nel recitare ognuno le proprie cose. Declamammo quello che la sorte ci aveva riservato attraverso il sorteggio. Ordinammo le nostre frasettine su tre papiri che nascondemmo tra le mutande e i calzoni, e dopo aver simulato i Led Zeppeling suonando tre Kazoo - citando whole Lotta Love - estraemmo a sorpresa, dalle mutande, questi nostri proiettili verbali per incominciare una particolare sfida al buon senso. Avevamo preparato tantissimi oggetti e abiti - come sempre - per vestire le nostre farneticazioni. Questo ci obbligava a portarci dietro un sacco di roba, in auto o in treno. Arrivavamo nei locali almeno tre ore prima dello spettacolo per preparare tutto l’occorrente. Non abbiamo mai sentito la fatica perché eravamo appassionati di quello che stavamo facendo, tornavamo a casa stanchi, e a volte quasi felici. Non abbiamo mai guadagnato molto, o comunque non abbastanza per giustificare lo sbattimento che ci accollavamo. L’assenza quasi completa di saggezza ci univa e ci distingueva, era rafforzata anche da un’incoscienza straordinaria nell’evitare di pensare al nostro futuro. Siamo stati per quasi tutta la nostra carriera degli eterni emergenti, e degli adorabili “casi urgenti”. Freak meritava sicuramente qualche soddisfazione in più, forse anche noi. Ma insisto sul forse. Questo è il primo degli undici video che compongono l’unico documento che abbiamo. L’unico che ci ritrae dal vivo mentre intratteniamo il pubblico per circa un’ora e mezza attraverso una comicità, o se volete tragicità, spudoratamente demenziale. E’ la cronaca di una giornata di complicità del Trio Turbina, sul come “rubavamo la marmellata” insieme, davanti al pubblico. Eravamo molto più giovani, ma concentratissimi ad ottenere quel meritato insuccesso che, ahimè, non raggiungemmo mai fino in fondo. Mi ha lasciato così su due piedi Proprio mentre avevo una distorsione Paco D’Alcatraz
@pacodalcatraz
@pacodalcatraz Жыл бұрын
“Trio Turbina Shoo” Questo, per il Trio Turbina: Freak Antoni, Paco D’Alcatraz, Eros Drusiani, È un piccolo documento storico. Undici video tratti da uno spettacolo fatto a Modena il 7 luglio 1997. Riprese di Emanuele Angiuli Verso la fine del 1996 nacque Il Trio Turbina Show. Freak Antoni, Eros Drusiani, Paco D’Alcatraz decisero di montare uno spettacolo demenziale per proporlo ad un nostro pubblico immaginario. Pescammo in ognuno dei nostri repertori e componemmo una scaletta, aggiungendo cose nuove per connettere i vari pezzi. Il lavoro partì a tavolino a casa di Freak e si svolgeva con una metodica anarchia. Scrivevamo tutte le cose o idee che ci venivano in mente senza pensare troppo; a ruota libera lasciavamo cadere i nostri malsani pensieri sulla carta. A volte ci dovevamo fermare per forza, succedeva quando le battute scritte al volo ci scatenavano a sorpresa la ridarella. Partivamo a sbellicarci sgangheratamente e subito ci veniva il dubbio che solo noi avremmo potuto ridere delle cose che stavamo scrivendo, in quella fase s’insinuava l’idea che noi tre eravamo quasi tre deficienti. Non avevamo idea di come potessero reagire le persone normali. Erano comunque tempi in cui i recettori della comicità della gente erano più svegli. In certi spazi si potevano proporre meccanismi comici più raffinati, tra il demenziale e il surreale. La gente esitava e poi lentamente capiva per arrivare a divertirsi assieme a noi, senza pudore. Siamo arrivati a proporre le sbarzellette, barzellette monche che avevano un finale improbabile, lasciavano la gente esterrefatta per mancanza di senso. Non sempre funzionavano ma quando capitavamo nel posto giusto ci siamo presi delle soddisfazioni al punto che spesso sentendo il pubblico sorridere ridevamo anche noi tre sul palco, e la gente doveva aspettare che ci finisse la risarola; ma nel frattempo cominciavano a ridere contagiati da noi. Si arrivava a ridere senza ragione. Si accendeva un circolo vizioso o virtuoso. Abbiamo fatto tanti esperimenti interessanti ed era ancora possibile farli. Sono passati più di vent’anni ed è cambiato il mondo velocemente, l’intermediazione degli Smartphone ha modificato anche la percezione della comicità al punto che certi meccanismi comici che utilizzavamo negli anni ’90 non sarebbero proponibili oggi. Oggi bisogna tarare il gusto del pubblico medio all’appiattimento del linguaggio dei social. Bisogna far ridere in fretta senza curarsi di far riflettere la gente sui grandi temi. Anche la comicità, come la musica e il cinema, viene utilizzata come anestetico. La tendenza è quella di devitalizzare tutte le relazioni umane. Una barzelletta che ti arriva attraverso whatsapp, non assomiglia per niente al rito che avveniva in qualsiasi bar di periferia. La barzelletta aggregava un gruppo eterogeneo che dava vita a una forma inconsapevole di teatro. L’attenzione, la tensione e il boato finale era degno delle rappresentazioni più alte. Tutti erano impegnati a capire al volo il significato delle barzellette, pena lo spernacchiamento del gruppo. Oggi, se dio vuole, ci possiamo permettere di non capire mai un Katzo. l’importante è farlo in fretta e con disinvoltura. Ad libitum… La vita non dura Tutta la vita Paco D’Alcatraz
@Fabiodaleo92
@Fabiodaleo92 Жыл бұрын
Ho 30 anni e la penso come te. Non mi piace la comicità odierna, salvo un paio di comici. Quando guardo i tuoi video rido come uno scemo e rifletto allo stesso tempo. Quello che vedo è vera arte comica.
@alessandroratoci3089
@alessandroratoci3089 Жыл бұрын
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