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Ecco in esclusiva a noi di SuperGuidaTV il racconto di Pino D'angio e l'aiuto datogli da Gianni Morandi nel momento del bisogno. #giannimorandi
“Io ad un certo punto della mia vita, mi sono salvato. Le mie attività fondamentali erano la conduzione di programmi per la Rai, dove parlavo col microfono, e i concerti dove cantavo in un microfono. Ad un certo punto mi viene un tumore alla gola, sparisce la voce e non posso fare più trasmissioni, condurre programmi, cantare, fine dei concerti, fine di tutto. Ho un figlio all’università che costa tanto, ho delle problematiche famigliari, ho un mutuo di una casa e all’improvviso puff spariscono. Già era fallita la casa discografica con cui avevo fatto Ma quale idea, che di tutti i soldi del brano non mi aveva pagato niente, in più mi sparisce anche la voce. E mi ritrovo senza una lira e con un tumore. Non è una cosa divertente. Già essere senza una lira, non è una cosa divertente, con un figlio all’università che magari non riesce a finirla ma poi avere anche un tumore e sapere magari che tra sei mesi, un anno, non ci sei più e lasci tuo figlio e tua moglie nei debiti, peggio di così si può? E dato che io avevo sempre litigato con Gianni Morandi, nei ritiri della Nazionale cantanti era uno di quelli che litigava di più, e non so perché, davvero non so perché, forse anche per un fatto di stima, anche perché litigare con una persona non vuol dire che non la stimi, però fatto sta vado a chiamare l’unica persona con cui litigo sempre. Io stavo in una situazione veramente difficile: gli dico, potresti darmi una mano, ho bisogno di una certa cifra per far finire l’università a mio figlio e per tante altre cose che sono urgenti? E la cifra non era un gioco, era abbastanza pesante e Gianni non mi ha detto: come mai? Perché? Lui mi ha detto faccio un bonifico e te li vieni a prendere e per tre anni, perché ci ho messo tre anni a restituirglielo, e per tre anni lui non mi ha mai più parlato, mai più chiesti, non si è mai accennato a questo in nessun modo. E quando glieli ho portati, glielo ho portati in un modo un po’ particolare perché quando lui me li diede mi disse: magari non me li restituirei, perché tante volte ho prestato dei soldi e non me li hanno restituiti, se non me li restituire perché non ce la farai, vabbé pazienza. Un volta sola me li hanno riportati, così in bocca, come un cane e mi ha raccontato l’episodio. Allora quando gli ho restituito i soldi, ho bussato alla porta di Morandi sapendo che era solo in casa, e non c’era Anna la moglie. Lui è venuto ad aprire, come sapevo avrebbe fatto, e mi ha trovato in piedi con un assegno tra i denti, in bocca, come un cane e come lui mi aveva raccontato”.