Sul MOTIVO come giustificazione illusoria del libero arbitrio. La distinzione tra causa e motivo non risolve il problema se non riproponendo quella stessa illusione della autodeterminazione (della libertà) in forma epifenomenica. Il motivo richiede il mio assenso e quindi la mia decisione, ma l'atto stesso di consentire - o forse sarebbe meglio dire di "ac-consentire" - è esso stesso determinato, condizionato da cause precedenti (genetiche, biologiche, sociali, psicologiche, istintivo-desideranti ecc). Per quale "motivo" ac-consento invece di dissentire? Perché sono costretto ad alzarmi dal letto - prima o poi, se voglio vivere. Non posso decidere di non alzarmi mai: devo farlo! Posso farlo adesso o dopo, certo, ma è necessario che io lo faccia: io decido (apparentemente) il quando dell'atto, ma non il "che", l'atto stesso. Un elemento all'interno di un insieme non può presupporre di esulare dalle regole che lo rendono elemento di quell'insieme pur continuando a rimanere elemento di quell'insieme stesso. Il venir meno di quelle regole che lo includono in quell'insieme è, immediatamente e necessariamente, l'esclusione da quell'insieme di cui - ipoteticamente - sarebbe stato parte. Sarebbe stato, certo; perché se un elemento all'interno di un insieme potesse emanciparsi dall'insieme di cui è parte, allora bisognerebbe presupporre che un insieme possa "generare" al suo interno un elemento che, acquisendo proprietà altre da quelle che ne determinano l'appartenenza a quell'insieme stesso (e non contenute in esso) di cui è parte - si estrometta da esso stesso insieme (divenendone indipendente) e dalle proprietà che lo definiscono come insieme, ma in tal caso non ne sarebbe mai stato parte. Oppure ne sarebbe stato parte se - e solo fino a quando - quella "generazione" fosse avvenuta processualmente o in un momento successivo a causa di un elemento - necessariamente e di nuovo - esterno all'insieme che lo includeva. Oppure si dovrebbe presupporre che quell' elemento possa autogenerare delle proprietà "altre" - sia pure solo emergenti - che non erano originariamente contenuto di quell'insieme e che quindi costituirebbe un insieme altro "creatosi" all'interno di un insieme in cui quelle proprietà non sono incluse. Ma a questo punto, ancora, non sarebbe più lo stesso insieme, ma un nuovo insieme che conterrebbe delle proprietà create ex nihilo. Ora, il libero arbitrio presuppone l'intrusione di un elemento esterno all'interno di un insieme che però faccia parte e al tempo stesso non faccia parte di quell'insieme stesso, ovvero di un alcunchè che possa "estromettersi" dalle leggi causali che "governano" un sistema pur agendo in quel sistema stesso dal quale è indipendente. Il libero arbitrio, insomma, postula l'esistenza di un Dio, senza presuppore il quale, il libero arbitrio è immediatamente negato e l'uomo presuppone, credendosi libero, di essere proprio questo Dio, invece di accettare di essere certo una meraviglia, ma come tutte le altre meraviglie della natura, un ente naturale soggetto alle stesse leggi naturali a cui tutti gli enti sono, necessariamente, soggetti.
@stefanoandreoli37352 жыл бұрын
Buongiorno. MI sbaglio o l'esistenza del libero arbitrio implica che una decisione dipenda da me? Quindi dipende da qualcosa. Quindo è all'interno della causa/effetto. Giusto? Quindi le mie scelte hanno una causa. Quindi se esiste il libero arbitrio dovrei scegliere le cause delle mie scelte. E per scegliere le cause, dovrei scegliere le cause di queste cause. E così via. Il ciò presuppone che io abbia potuto scegliere le cause originarie Quelle che mi ganzo originato. E qui entrano in gioco necessariamente la fede o le credenze. Quindi il libero arbitrio può esistere solo in un contesto di fede di ambito metafisico. Chi jon ha questa fede, dovrebbe, per logica, considerare il libero arbitrio una delle infinite opzioni possibili senza possibilità di prova alcuna, mai. Mi sbaglio?
@francescocampitelli6138Ай бұрын
La nostra cultura occidentale non puó ammettere la veritá della non esistenza del libero arbitrio, perchè è basata su l' egolatria , l' edonismo, l 'dentificazione, l' orgoglio, la vergogna, l' invidia, l' ambizione, l importanza personale, la paura. Senza il libero arbitrio non c' è piú la risposta alla domanda chi siamo, la mente e la razionalità perdono il loro valore e sentiamo che non c' è piú nulla che ci appartiene, rimane solo la coscienza di esistere. Non è certo un caso che nelle nostre universitá la filosofia indiana e molto sottovalutata, tanto che nella conferenza non è nemmeno stata menzionate eppure i filosofi indiani trattavano questo problema giá piú di 5000 anni fá e sono giunti giá da molto che noi siamo gli agenti delle nostre azioni, tutto semplicemente accade da sè, e la mente isola alcuni accadimenti e vi costrusce delle storie
@francescocampitelli6138Ай бұрын
Correzione: noi non siamo gli agenti
@mulokibizer3875 Жыл бұрын
I due relatori non hanno detto nulla di concreto in merito alla questione. Peccato. In particolare, ho trovato inadeguati gli interventi del professore. A quanto mi risulta, da profano molto interessato, secondo le neuroscienze, il problema non è più se il libero arbitrio esiste o meno, ma perché l'evoluzione ha ritenuto necessario munirci di questa illusione.
@andreamalmusi13319 ай бұрын
A me questa cosa dei motivi che "chiedono il permesso" non mi convince. Io credo semplicemente che ogni azione sia preceduta da un confronto (spesso anche rapidissimo) tra pro e contro. Se i pro superano in quantità e/o qualità i contro agiamo in un modo, in caso contrario agiamo in un altro. È automatico, non c'è nessun agente che dà il consenso. Per il resto io mi ritengo assolutamente determinista