Рет қаралды 74
Con la presenza di circa duemila fedeli, anche a Napoli domenica 29 dicembre ha avuto inizio l’anno giubilare, definito Giubileo della Speranza.
Tra le tante, due immagini forti hanno particolarmente aiutato l’assemblea a riflettere sul significato del cammino che siamo chiamati a fare.
Sono immagini di vita che raccontano la sofferenza non come dolore, ma che ci invitano ad alzare gli occhi verso l’Alto e invocare la presenza costante del nostro Dio che ci invita ad essere uomini e donne costruttori di speranza… per portare luce nella vita di chi si trova nel buio e continuare a sognare una vita più giusta e nella quale ogni uomo può trovare il suo spazio e sentirsi accolto perché amato.
Dalle parole del cardinale don Mimmo Battaglia:
La croce di Lampedusa
“con la croce di Lampedusa, una croce di legno e sale che racconta le storie di chi ha attraversato il mare cercando vita e trovando troppo spesso morte. È una croce che porta dentro tutte le croci: quelle degli abbandonati, dei feriti, di chi cerca un domani ma vive un oggi faticoso, denso di ferite e dolori. Questa croce non è solo un segno: è un ponte, un faro, una promessa. Rappresenta la speranza che non tradisce, che non confonde, che non delude, ma che illumina anche la notte più buia”.
La seconda immagine è la riflessione sulla visita che l’Arcivescovo ha fatto ad un ragazzo al Pausillipon: “Permettetemi di raccontarvi un momento che porto nel cuore da qualche giorno, dopo essere stato al Pausillipon a trovare i bambini e i ragazzi ricoverati. Per salutare uno di loro ho dovuto indossare dei calzari, un camice e una cuffia. Pensavo fosse un gesto solo pratico, sanitario e in effetti lo è ma poi, nella preghiera, ho capito che quei tre segni racchiudono un messaggio profondo, un simbolismo che è utile a noi oggi, all’inizio del cammino giubilare: I calzari sono il simbolo del cammino. Entrare in quel reparto significava percorrere una strada nuova, farsi piccoli per incontrare il mistero della vita ferita. Anche il Giubileo è un cammino: un invito a metterci in movimento, a lasciare le nostre comodità per andare incontro agli altri, specialmente ai poveri, agli oppressi, a chi si sente abbandonato…
Il camice ci richiama al servizio. In quel reparto, indossare il camice significava proteggere la vita, essere al servizio di quei piccoli che lottavano per respirare… Il Giubileo è il tempo in cui possiamo rivestirci della misericordia di Dio per diventare misericordia per gli altri.
La cuffia mi fa invece pensare alla mente e al cuore che devono essere custoditi. In un mondo rumoroso, pieno di distrazioni, la nostra coscienza ha bisogno del silenzio necessario ad ascoltare la voce di Dio, a discernere ciò che è essenziale. In questo Giubileo, siamo chiamati a fare spazio al silenzio, alla preghiera, a un ascolto profondo che ci permetta di riconoscere il soffio dello Spirito, che guida i nostri passi verso ciò che è vero, bello, buono, giusto.”
Buon Giubileo della Speranza a tutti.