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Il curatore, Victor Nieto Alcaide, non ha voluto raggruppare opere per un’ennesima mostra antologica su Goya. Ha voluto invece sviluppare una mostra ideologica che mettesse in risalto l’evoluzione della figura di Goya come essere umano e come artista. Per far ciò, si è basato su due nozioni fondamentali.
In primo luogo, la lunga vita dell’artista, vissuta in un periodo storico (1746-1828) saturo di avvenimenti che hanno determinato cambiamenti importanti. Banalmente, prima della Rivoluzione Francese (1789), avvenuta nel clima politico, sociale, culturale e filosofico catatterizzato dall’influenza dell’Illuminismo, esisteva una sola forma di governo: la monarchia. In seguito è venuta ad aggiungersi, in alternativa, la repubblica. Un cambiamento non da poco.
La seconda riflessione riguarda l’evoluzione dell’atteggiamento di Goya rispetto al lavoro di pittore: progressivamente, l’artista ha maturato un’insofferenza per il lavoro su committenza, infondendo le migliori energie in opere in cui traspaiono le sue impressioni.
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Lungo tutto il percorso della mostra Goya. La ribellione della ragione emerge un fil rouge che corre trasversale alla generale visione cronologica delle sezioni. È il fil rouge dell’Uomo Goya e della profondità del suo animo di illuminato, della sua ‘ragione’.
Per concludere, possiamo dire che l'eredità di Goya si estende oltre il mondo dell'arte. È un simbolo del patrimonio culturale spagnolo e le sue opere continuano a essere celebrate e studiate nel contesto della storia e della cultura spagnola.
Nel complesso, l'eredità artistica di Francisco Goya è definita dal suo approccio innovativo e versatile all'espressione artistica, dal suo potente commento sociale e politico e dalla sua influenza duratura sull'evoluzione dei (movimenti artistici, che lo rendono una figura fondamentale nella storia dell'arte occidentale.
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Arrangiamento musicale da: Isaac Albéniz, “Suite Española”, op 47 (“Cadiz”)