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Quand’è che si diventa donne? E chi è Maria, termine di paragone nella vita di chi le sta accanto?
Dunque, facciamo un passo indietro ed immergiamoci nelle pagine del protovangelo di Giacomo che, insieme agli altri vangeli apocrifi e del Vangelo arabo dell’infanzia, ha gettato le basi per la stesura dell’unico album di cui De Andrè si dirà realmente soddisfatto, “La Buona Novella”, pubblicato il primo novembre del 1970. Un lavoro sull’umanizzazione di figure spesso immaginate troppo distanti da noi per via di una sacralità irraggiungibile.
Concentrandosi quindi sulla natura umana dei personaggi biblici, De Andrè riesce a coglierne, e raccoglierne, tutte quelle sfumature che senza fatica si adattano alla quotidianità di ognuno di noi.
Non dimentichiamo che parliamo di chi, riferendosi a Gesù Cristo, lo definì “il più grande rivoluzionario della storia”, disposto “a morire per delle idee”, per citare Brassens. Seguendo questa scia ritroviamo Maria, femmina un giorno e poi madre per sempre.
Un dono, quello della maternità che viene raccontato come un vero e proprio inno alla vita.
In meno di tre minuti, infatti, Fabrizio De Andrè riesce a descrivere le emozioni che intercorrono e separano la gravidanza e il parto.
Maria, prossima a diventare madre, si muove tra “l’altra gente” che si raccoglie intorno al suo passare. Si avvicina la stagione che illumina il viso a ricordarle quanto è incerto il confine tra la gioia e il dolore.
“Femmine un giorno e poi madri per sempre.”
Non importa chi porti in grembo, che sia povero o ricco, umile o messia.
In un verso breve ma di una potenza struggente, Fabrizio ci ricorda che la maternità non ha scadenze, che, si diventa madri un giorno e non si smette mai, non si finisce più di esserlo.
“Ave Maria, adesso che sei donna. Ave alle donne come te, Maria.”
Importante è considerare il momento della pubblicazione dell’album: la cornice di un quadro che non tutti erano pronti ad osservare e, in questo caso, ad ascoltare.
Prendiamo in prestito le parole dello stesso De Andrè che definì il momento così: “Si era in piena lotta studentesca e alcuni considerarono quel disco come anacronistico. Mi dicevano: 'Ma come? Noi andiamo a lottare nelle università e fuori dalle università contro abusi e soprusi e tu invece ci vieni a raccontare la storia - che peraltro già conosciamo - della predicazione di Gesù Cristo?’ Non avevano capito che voleva essere un’allegoria che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del ’68 e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate, ma da un punto di vista etico sociale direi molto simili, che un signore 1969 anni prima aveva fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell’autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali. Si chiamava Gesù di Nazaret e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.”
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L'AUTRICE / Lucia Lamboglia: / lucia.lamboglia
LA NARRATRICE / Talìa Donato: / taliadonato
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Bibliografia:
Le storie dietro le canzoni - Walter Pistarini / deand.re/to/#v...
Canzone dopo canzone - Guido Michelone / deand.re/to/#d...
Prinçesa e altre regine - Concita De Gregorio / deand.re/to/#T...
Uomini e Donne di Fabrizio de André - Alfredo Franchini / deand.re/to/#K...