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... 𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨, 𝐭𝐫𝐚 𝐥𝐮𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐞 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝟏𝟗𝟕𝟒,...
percorsi tutta l’Italia, poi la Jugoslavia, la Bulgaria, la Romania, la Turchia, l’Iran, l’Afghanistan, e poi l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Polonia e l’Austria, e in due mesi e mezzo percorsi ventiduemila chilometri, dialogai a lungo con i potenti rintocchi musicali del quel Ducati 450 cc monocilindrico giallo nero, oggetto di tanti miei sogni e di tante avventure… Riuscivo allora a capire se “digeriva” con difficoltà la benzina con pochi ottani fornitami in Oriente, oppure se “metallizzava” bene l’aria fine di montagna o peggio quella in riva al mare… Era un “pum-pum-pum” continuo che accompagnava i miei viaggi giornalieri, a volte incredibilmente lunghi mille chilometri al giorno… Già allora viaggiavo col casco, anche se non c’era ancora alcun obbligo di legge; di tanto in tanto distanziavo col pollice il casco dall’orecchio ogni qualvolta volessi sentir meglio, … e quasi sussurravo, “ripeti per favore”, come se mi fossi perso un pezzo di discorso che quella moto mi faceva.
Quando su strade europee mi sorpassavano a volte moto di più grossa cilindrata e con più cilindri, sentivo da quelle moto fuoriuscire come un getto d’aria compressa… “cchium-cchium-cchium”, e mi interrogavo com’è che quei motociclisti potessero dialogare con le loro moto. Eppure mi intrigava quell’altro discorso che non avevo ancora conosciuto e praticato.
Quando successivamente comprai una moto di grossa cilindrata, un’Honda CBX 1000 cc fu tutto un altro discorso, appunto! Non aveva quattro cilindri come quasi tutte le altre in circolazione, ma ne aveva (e ne ha ancora!) ben sei…!
Ma dell'Honda e con l'Honda parlerò in appresso...
IN SOTTOFONDO: Liliana Calabrese in "L'incanto".