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IL PAESAGGIO NELLE STORIE DI SEBASTIANO VASSALLI
In una bella giornata d’autunno Sebastiano Vassalli immagina di incontrare nel suo giardino l’ex schiavo greco Timodemo. Seduto sulla panchina in fondo al viale, mentre alza la toga per non calpestarla, in un latino abbastanza comprensibile, inizia a parlare. E continua finché non cala il freddo e l’umidità della notte. La trascrizione fedele di quel monologo dà vita al romanzo “Un infinito numero”. E’ il viaggio di tre personaggi: Mecenate, Virgilio e il suo segretario Timodemo nel paese degli Etruschi alla scoperta delle vere origini di Roma.
“Allora i boschi inaccessibili risuonano di uccelli cantori, e gli animali, ognuno nel suo momento specifico, ritornano a Venere.
Partorisce il campo generatore di vita e ai tiepidi soffi di Zefiro
le zolle si aprono; in tutte abbonda una umida linfa,
i germogli si affidano senza paura ai nuovi raggi del sole, e il pàmpino
non teme la levata degli Austri o le piogge che i grandi venti spingono giù dal cielo, ma butta fuori le sue gemme e dispiega tutte le sue foglie.”
Sebastiano Vassalli, Un infinito numero