Il Pianeta dell'Arcobaleno. Fiaba sull'inclusione per grandi e piccini.

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Filosofo Joe

Filosofo Joe

2 жыл бұрын

Fra le tante storie di inclusione per i bambini ne compare una molto speciale del marziano Joe. Questa fiaba che un po' prende spunto dalle fiabe sull'inclusione di Rodari è una storia del tutto nuova, adatta a mostrare quando si parla di inclusione cosa si intende con questo termine.
Questo contenuto è stato realizzato in occasione del videocontest Contemporaneamente indetto dall'Ordine degli Architetti PPC di Genova (OA.GE). Durante la Genova BeDesign week (dal 18 al 22 maggio 2022) il video sarà proiettato fra i meritevoli per contribuire alla campagna di sensibilizzazione all'inclusività promossa dalla Commissione Pari Oppotunità.
La storia al di là della leggerezza con cui è raccontata, ha molto da dire anche a chi, per appagare la propria curiosità, vorrà approfondire...
Come cambia lo scorrere del tempo con l’inclusone?
Sul pianeta dell’arcobaleno si manifesta allo spettatore un paradosso temporale. Si assiste a come muti lo scorrere del tempo prima e un dopo la rottura di un pregiudizio.
Nel momento in cui l’alieno giunge sul pianeta tutto è in ordine e, addirittura, ammirevole, ma una volta che quell’equilibrio si spezza, per riconfigurarsi in modo nuovo e creativo, quello che inizialmente appariva come un tempo normale, si manifesta nella sua stagnante ripetitività.
Nella prima fase del racconto il mondo sembra vivo, ma è in realtà imbrigliato in un tempo imperturbabile e immodificabile. Dove anche se le cose apparentemente cambiano, in realtà non cambia niente.
Quando al contrario si dà l’opportunità a tutti di partecipare all’agire sociale e di generare il cambiamento, muta la variazione e il succedersi degli eventi con una frequenza nuova, così che, come in un caleidoscopio, si dà origine a un’infinità di combinazioni, di forme e di colori, che si alternano con un ritmo inedito. In questo modo: in un momento il pianeta si mostrerà come ricoperto di fiori, in quello successivo come un turbinio di nuvole colorate e ancora come un sovrapporsi di vortici e di spirali.
Grazie all’inclusione quindi il tempo diventa vivo e, per contrapposizione, evidenzia la sterilità intrinseca in quello antecedente.
Come far fronte alla paura del diverso?
Uno dei timori che si manifesta in chi non ha esperienza di inclusività è quello di venire schiacciati. Quasi come se si temesse che dare al “diverso” pari dignità del “normale” sia un venire spazzati via.
Uno sguardo attento e sensibile, come quello del marziano, ha consentito invece, grazie anche alla sua proattività, di mostrare come l’occhio dello “straniero”, dell’invasore alieno, se non si erigono muri, dà l’opportunità di guardare al proprio mondo da una prospettiva nuova, creativa e feconda.
Al suo arrivo il pianeta era bello, ordinato e omogeneo, ma era anche un luogo dove chi non era come gli altri veniva mortificato e messo da parte. Alla conclusione della storia invece le forme della precedente “normalità” non scompaiono; non sono soppiantate, ma trovano la loro collocazione armonica insieme a tutte le altre e ai colori a queste connesse.
In questo video sull’inclusione non fila tutto liscio, ad un certo punto si avverte una imperfezione tecnica. Nel suo procedere ritmico, la voce narrante si spezza, ha un’esitazione. Si è deciso tuttavia di non cancellare la sbavatura, sostituendola con una registrazione più standardizzata, nella convinzione che questa piccola imperfezione renda il racconto più caldo e umano.
Una nuova battaglia?
In questo progetto, teso a mettere in luce i molteplici temi legati all’inclusività, non ho voluto trattare una specifica battaglia connessa ad un gruppo svantaggiato piuttosto che a un altro. La ragione di questa scelta si fonda sulla convinzione che la vera battaglia da combattere oggi non sia da ricondurre esclusivamente a specifiche rivendicazioni contingenti, ma debba invece operare su una dimensione di più ampio respiro.
La storia narrata parla volutamente di piccoli esseri di cui non si può definire il sesso, l’età, l’orientamento sessuale, religioso o altre caratteristiche, perché piuttosto che riferirmi a un gruppo ristretto ho preferito insistere sui problemi correlati alla logica a base di tutte le discriminazioni.
Per questa ragione ho proposto una storia di fantasia il cui messaggio fosse il più possibile universale.
Le macchie scure che caratterizzavano il pianeta all’arrivo dell’esploratore spaziale sono la rappresentazione dello stigma che considera un errore quella che invece è un’opportunità.
Ecco allora che a volte è necessario sporcarsi le mani e - per così dire - mettere “il dito nella piaga”, con delicatezza “marziana” magari, se si vuole smettere di nascondersi la verità e permettere a ciascuno di noi di far risplendere gli autentici colori che portiamo dentro.
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