Il trattamento endoscopico delle lesioni precancerose

Ce ne parla la Dr.ssa Silvia Pecere (Endoscopia Digestiva Chirurgica, CEMAD Gemelli IRCCS). Per saperne di più www.cemadgemel...
S. Pecere: "Mi occupo nello specifico del trattamento endoscopico delle cellule precancerose nei pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali. Noi ci confrontiamo quotidianamente con questo tipo di pazienti che hanno spesso, per l’appunto, malattie croniche che purtroppo durano da tanti anni e che nel corso degli anni hanno anche, a seconda dei criteri, la possibilità di sviluppare il cancro del colon, l’obiettivo dell’endoscopia è quello di individuare precocemente, negli stadi più precoci, queste lesioni che noi chiamiamo precancerose proprio per poterle asportare per via endoscopica con delle tecniche che negli anni sono diventate sempre più innovative e performativi. Per cui da piccoli polipi, piccole lesioni di 2cm oggi siamo in grado di asportare veri e propri tumori di dimensioni superiori che non abbiamo ovviamente caratteristiche di invasività ma che possono essere resecati per via endoscopica curando il paziente, cambiando praticamente la storia, effettivamente, della sua malattia, tutto nell’ottica anche di un risparmio d’organo che per questi pazienti diventa fondamentale visto che appunto la chirurgica è spesso, purtroppo, demolitiva.
D. "La malattia infiammatoria si è mostrata negli anni prodromica di lesioni oncologiche?"
S. Pecere: "Purtroppo questi pazienti hanno alla base del meccanismo di queste malattie un’infiammazione cronica, e l’infiammazione cronica di per sé è un fattore predisponente a tutte quelle alterazioni cellulari che negli anni possono portare all’insorgenza di cancro del colon, ed è un rischio che noi chiamiamo cumulativo cioè man mano che si va avanti con la durata della malattia questo rischio può aumentare. Per di più facendo terapie immunosoppressive o in associazioni anche ad altri fattori di rischio, purtroppo, questa può essere una possibile condizione che si può verificare in questi pazienti. Per cui la sorveglianza endoscopica che normalmente questi pazienti eseguono e a cui sono abituati, quindi le colonscopie che loro fanno in stato di diagnosi o in stato di monitoraggio, diventano fondamentali perché con la cromoendoscopia e con la strumentazione ad alta definizione che noi abbiamo possiamo individuare presto tutte quelle lesioni che sono suscettibili di trattamento endoscopico, evitando che nel tempo evolva nel cancro."
D. "L’età del paziente è sempre più precoce per quanto riguarda gli esordi delle malattie infiammatorie, che ruolo gioca in questa dinamica che ci ha descritto?"
S. Pecere: "Esatto, questo è proprio fondamentale, nel senso che spesso noi ci confrontiamo con pazienti molto giovani quando parliamo di malattie infiammatorie croniche, per cui rispetto alla popolazione generale dove esiste un rischio ovviamente di cancro del colon in questo particolare target di pazienti l’età a volte, purtroppo, è più precoce e spesso l’andamento può essere peggiorativo rispetto alla popolazione generale. Motivo per cui ancora una volta la sorveglianza e la compliance, quindi l’adesione, ai programmi di colonscopia che vengono poi etichettati cioè programmati proprio sulla base di quel paziente, devono essere eseguiti rendendo la colonscopia un l’esame quanto più accettabile e quanto più sostenibile anche e soprattutto per i pazienti.”