INTERROGATORIO O SPONTANEE DICHIARAZIONI?

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Siamo a processo e sei imputato: è preferibile essere interrogato, lasciare spontanee dichiarazioni o addirittura rimanere zitto?
Ne parliamo in questo video!
Ciao sono Francesco D’Andria e sono un avvocato penalista.
La domanda è: a processo, meglio farsi interrogare o lasciare spontanee dichiarazioni?
Ma cosa significa interrogatorio e cosa significa spontanee dichiarazioni?
Interrogatorio significa farsi interrogare dal proprio difensore con domande precise sulla vicenda in questione, ma significa anche subire il fuoco incrociato delle altre parti processuali che potranno metterti in difficoltà.
Quindi il Pubblico Ministero potrà farti delle domande, potrà non essere accondiscendente, potrà schernirti.
Spontanee dichiarazioni, invece, è un racconto libero dove potrai parlare senza interruzioni (ovviamente dovrai attenerti ai fatti della vicenda in esame).
Occorre però chiarire un punto sulle dichiarazioni dell’imputato sia attraverso interrogatorio sia attraverso le spontanee dichiarazioni.
Mi dispiace dirlo ma nella maggior parte dei casi le dichiarazioni dell’imputato contano meno del pepe nella minestra.
Perché? Perché il Giudice muove da una massima di esperienza secondo la quale, sulla base del principio di autoconservazione, l’imputato cercherà sempre di difendersi e di dire “io sono innocente”.
Ecco che la sua versione muove da un peccato originale e quindi per definizione non è credibile.
Ma non finisce qui.
L’imputato ha il diritto di mentire, proprio per evitare una confessione estorta con la forza che potrebbe anche essere non vera.
Sulla scorta di tutto questo il peso delle dichiarazioni dell’imputato sono l’equivalente di un peso piuma rispetto alle fonti di prova vere e proprie (ad esempio il narrato di un testimone che non ha interesse nel processo).
Quindi: è indispensabile farsi interrogare?
Certo potrai rispondermi che è importante farmi interrogare perché è importante che IO imputato rappresenti comunque la mia versione dei fatti e che dimostri al Giudice che non ho nulla da nascondere.
Allora procediamo con ordine.
Tecnicamente è giusto che tu ti faccia interrogare quando i temi sono tanti e tu abbia la necessità che il tuo Difensore ti faccia le domande toccare tutti i temi di prova in maniera approfondita.
Ma attenzione l’interrogatorio ti darà la possibilità anche dell’interrogatorio del Pubblico Ministero e della Parte Civile che cercheranno di provocarti e di mettere in luce le contraddizioni del tuo racconto.
Inoltre devi sottoporti ad interrogatorio quando hai anche delle “competenze dialettiche” e “competenze caratteriali” che sono state testate dal tuo avvocato di fiducia.
Ma cosa significa competenze dialettiche e competenze caratteriali?
Competenze dialettiche: devi saper rispondere a toni, ricordare ciò che hai detto, contrastare domande che possono essere a trabocchetto o provocatorie.
Competenze caratteriali: non devi essere irascibile o farti intimorire. Nel primo caso, imputato irascibile, cederai alle provocazioni e farai il gioco delle parti avversarie; nel secondo caso, imputato intimorito, sembrerà che hai qualcosa da nascondere.
Di conseguenza se “su dei punti” della vicenda preferisci non correre il rischio di cadere in contraddizione cosa fai? Oppure se non hai competenze dialettiche o doti caratteriali cosa fai?
Bene, quello che ti consiglio è di rendere dichiarazioni spontanee dove avrai tutto il tempo di poter spiegare le tue ragioni senza interruzioni e provocazioni.
Sul punto potrai contestarmi: ma se decido addirittura di non parlare e di rimanere in silenzio potrei avere delle conseguenze? Come ad esempio la mancata concessione delle attenuanti generiche?
Su questo tema specifico è intervenuta la Corte di Cassazione stabilendo che il diritto al silenzio non deve avere conseguenze sanzionatorie altrimenti non sarebbe più un diritto.
Quindi se vuoi tacere puoi farlo. È un tuo diritto.
Fatto sta che ogni scelta dovrà essere attentamente vagliata con il Tuo Difensore.
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