Aria Perché son molli i prati e i colli del pianto mio, quell’ agnellette schivan l’erbette quasi ricolme di rio veleno E quelle fonti ch’escon da’ monti chiare vene, perché son piene delle mie lagrime, ninfe e pastori nei loro umori più non bagnano il piede il seno. Recitativo Dunque, già ch’il mio duolo è giunto a tal ch’infesta ogni bel loco ove infelice io poso fra scoscesi dirupi, antri profondi, mestissimi recessi e spaventose inospiti boscaglie ove vestigi uman orme non stampa, disperato n’andrò e al luttuoso canto d’upupe e gufi, all’ orrendo rimbombo di ferini ululati unito al fischio di velenose serpi, a cui sovvente dall’ oscure caverne disperata risponde eco dolente, trarrò mia vita in un continuo pianto. Così gli aprici colli e i prati ameni, pastor, ninfe et armenti, più turbati non fian da’ miei tormenti. Aria Le fresche violette e le vezzose erbette in voi fioriscano liete gioiscano al mio partir. So che tra lor diranno: «Lungi sarem d’affanno se quel partì da noi che coi lamenti suoi sempre ne fe’ languir.»
@marcosPRATA9187 жыл бұрын
Let us do justice to Vivaldi, he revolutionized the legacy of so many masters and how many others besides Bach admired him. Who, like him, remained true to his style, and always growing in this conciseness? Maybe Mozart?
@renesteiner20111 жыл бұрын
Sehr einfühlsam interpretiert. Danke für diese tolle Aufnahme.