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Nella fertile valle del fiume Indo, tra gli attuali Pakistan e India, attorno al 3000 a.C. si stabilirono i primi agricoltori indi e qui fondarono i primi villaggi: il terreno, infatti, era molto fertile e il fiume Indo consentiva di praticare varie attività, come l’agricoltura, l’allevamento e la pesca; inoltre, le sue acque navigabili erano un’ottima via di comunicazione.
Col tempo, i villaggi si espansero progressivamente e nel 2500 a.C. sorsero le prime grandi città, come Harappa e Mohenjo-Daro.
Le città della valle dell’Indo erano strutturate in modo geometrico, con strade che si incrociavano ad angolo retto: in questo modo era più facile raggiungere da ogni punto il centro della città, dove si trovavano gli edifici pubblici e i magazzini con le scorte di cibo. Nella parte più alta della città sorgeva una cittadella fortificata, circondata da mura con torri di avvistamento.
Ma aspetto più significativo è che le città della valle dell’Indo furono tra le prime ad avere acquedotti e reti fognarie, che garantivano agli abitanti un elevato standard di igiene.
Pensate che nella città di Mohenjo-Daro è stata ritrovata anche la prima piscina pubblica della Storia: pare che vi si svolgessero funzioni religiose e riti di purificazione, simili a quelli che ancora oggi si svolgono nel sacro fiume Gange
Gli indi coltivavano cereali, legumi, riso e datteri e furono i primi a coltivare il cotone, con cui confezionavano gli abiti. Allevavano zebù, bovini indiani con la gobba, e si servivano di bufali ed elefanti come animali da tiro.
La presenza di argilla lungo le rive del fiume Indo favorì la produzione di vasi e altri oggetti in terracotta. Gli artigiani indiani lavoravano anche l’oro, le pietre dure e l’avorio, ricavato dalle zanne degli elefanti. Questa è la famosa ragazza che balla, una statuetta in bronzo rinvenuta tra le rovine della città di Mohenjo Daro: ha una postura rilassata e si nota che indossa molti bracciali e una collana.
Ma gli indi erano anche mercanti, capaci di compiere lunghissimi viaggi per commerciare i loro prodotti. Pensate che molti sigilli indiani, timbri di pietra o metallo che contrassegnavano le merci, sono stati trovati perfino in Mesopotamia e in Egitto, segno del fatto che i mercanti indiani si spingevano molto oltre le loro terre, viaggiando sia per mare che per terra.
Gli studiosi affermano che gli indi usassero una scrittura pittografica composta da oltre 400 segni. Tuttavia, sebbene siano state ritrovate molte tavolette e numerosi sigilli riportanti incisioni di animali e scritte, ad oggi nessuno è ancora riuscito a decifrare la loro scrittura.
Gli indi erano divisi in rigide classi sociali, dette CASTE. La più importante era quella dei sacerdoti e degli studiosi, detti Bramini; poi c’erano i governanti e i soldati; seguivano gli agricoltori e i mercanti e infine c’erano gli schiavi.
Fra i sacerdoti, uno veniva eletto re e svolgeva, oltre alle funzioni religiose, anche quelle politiche.
Le persone che si occupavano di lavori umili, come spazzini e pulitori di latrine, non appartenevano a nessuna casta ed era come se non esistessero: erano i “fuori casta”, così disprezzati dal resto della popolazione da essere chiamati anche gli intoccabili o pària.
Questa suddivisione della popolazione indiana in caste è durata millenni e, nonostante i tanti movimenti di protesta, è presente ancora oggi, specialmente nei villaggi rurali più arretrati.
Gli indi erano politeisti, credevano cioè in tanti dei. Una delle divinità più venerate era la Grande Dea Madre, che dava vita e forza a tutti gli esseri viventi, raffigurata in una statuetta di argilla risalente al 2000 a.C.
Altre divinità erano Brahma, il creatore, Vishnù, il conservatore e Shiva, il distruttore, che presiedevano rispettivamente alla creazione, alla vita e alla morte: ancora oggi, gli induisti credono che l’universo sia retto da queste tre divinità, che insieme sono dette Trimurti. Gli indi pregavano in templi ricchi e sfarzosi e la vita religiosa era molto importante.
A partire dal 1500 a.C., gli Arii, una popolazione proveniente da Nord, invase i territori indiani e costrinse gli abitanti a spostarsi verso Oriente, dove scorre il fiume Gange. Questo momento segnò la fine della prima civiltà indiana, detta anche civiltà dell’Indo, e l’inizio della seconda civiltà indiana, nota altresì come la civiltà del Gange, che continuò la sua esperienza culturale, sociale e religiosa in un territorio ancora più fertile e favorevole alle coltivazioni.
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