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[LA SVEGLIA VA IN VACANZA FINO AL 2 SETTEMBRE]
L'antimafia solo quando fa comodo
Nello Trocchia sul quotidiano Domani racconta di un signore poco conosciuto dalle cronache nazionali, Giovanni La Lia. Nel 1993 il suo telefono faceva e riceveva chiamate da persone che hanno a che fare con le stragi di mafia che uccisero dieci persone innocenti, tra cui due bambine, tra Lazio, Lombardia e Toscana, con ingenti danni anche al patrimonio artistico.
Il telefono di La Lia in quei mesi ha comunicato anche con Filippo e Giuseppe Graviano, boss mafiosi che sono stati tra gli organizzatori delle bombe disseminate in Italia. La Lia ha affermato di non aver avuto contatti con i mafiosi Buttita, Spatuzza, Tranchina, Salvatore Benigno e Giorgio Pizzo, che ha detto di non conoscere. Quando gli hanno mostrato i tabulati ha risposto che si trattava probabilmente di “errore di digitazione o telefono clonato”, visto che ha giurato di non avere mai prestato il suo telefono a nessuno.
La Lia oggi è indagato con l’accusa di avere mentito ai pubblici ministeri nell’ambito dell’inchiesta sul periodo stagista della Procura di Firenze, dove risultavano indagati Silvio Berlusconi (ora deceduto) e Marcello Dell’Utri. Che c’entra La Lia? Il 26 gennaio 1994, Silvio Berlusconi annuncia l'ingresso in politica, il giorno dopo, a Milano, vengono arrestati i fratelli Graviano e qualche giorno dopo proprio La Lia fonda il club di Forza Italia a Misilmeri, in provincia di Palermo.
I rapporti tra Cosa nostra e Forza Italia fin dalla sua fondazione sono scritti in diverse sentenze definitive. La Lia è un granello di una storia che però è sparita completamente dal dibattito pubblico e politico. Anche l’antimafia in questi tempi è diventata selettiva.
#LaSveglia per La Notizia