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Intorno al 1600 a.C. gli Achei, una popolazione nomade proveniente dall’Asia centrale, si stanziarono nel Peloponneso e diedero origine ad una nuova civiltà, chiamata Micenea dal nome della loro città più importante: Micene, “città ricca d’oro”, come la ricorda il poeta Omero.
Attorno al 1450 a. C. i Micenei invasero Creta, già indebolita da un cataclisma e mettendo definitivamente fine alla civiltà cretese.
Quando la civiltà cretese decadde, iniziò il massimo splendore della civiltà Micenea, che raggiunse l’apice con la conquista di Troia nel 1250 a.C. per poi sfiorire subito dopo, tra il 1200 e il 1100 a.C.
Se oggi abbiamo tante notizie e informazioni sulla civiltà Micenea, lo dobbiamo all’archeologo tedesco Schliemann, che alla fine dell’Ottocento, seguendo le indicazioni fornite dalla lettura degli antichi, rinvenne le rovine di Micene e riportò alla luce una serie di tombe, che la tradizione attribuisce ai membri della dinastia degli Atridi, tra cui il più noto è Agamennone, mitologico re e capo supremo degli Achei nella guerra contro i Troiani narrata nell’Iliade, il principale poema epico di Omero.
Nelle tombe, Schliemann trovò il metallo prezioso di cui parlava Omero nei suoi versi, che riemerse in tutta la sua lucentezza e ricchezza: 15 kg d’oro sotto forma di gioielli, armi, utensili, pettorali e maschere d’oro, come la famosa maschera di Agamennone, con cui erano solitamente adornati i morti di stirpe regale.
Schliemann è famoso anche per aver scoperto le rovine della città di Troia, distrutta dagli Achei grazie allo stratagemma del cavallo di legno.
Tra le rovine di Troia, l’archeologo tedesco ritrovò anche un altro tesoro, costituito da migliaia di gioielli d'oro, probabilmente appartenuti al Re Priamo, che quest’ultimo aveva nascosto prima della distruzione della sua città.
Gli Achei erano organizzati in piccoli regni indipendenti, piccole città-stato come Micene, Argo, Pilo, Tirinto e Tebe, che rimasero autonome una dall’altra ed erano governate da un proprio Re.
Una città su tutte spiccava tra quelle micenee: Micene, la cui porta è sovrastata da due leoni che inquietano ancora oggi. Era questa la reggia del grande Re condottiero, il capo della grande spedizione che distrusse Troia: Agamennone.
Spesso, queste città erano in lotta tra loro: pertanto erano edificate su alture e circondate da possenti mura difensive, costruite tramite la posa di grandi massi lavorati fino ad ottenere forme poligonali, che venivano poi sovrapposti a incastro, senza calce. E i macigni usati erano talmente grossi che nacque la leggenda secondo cui le mura micenee erano state erette dai Ciclopi, gigantesche creature mitologiche: da qui la denominazione di “mura ciclopiche”.
All’interno delle mura si trovavano il palazzo reale e le abitazioni dei nobili; più defilate, ma comunque sempre dentro alle mura, c’erano le tombe reali; fuori dalle mura, invece, c’erano le case degli artigiani e dei contadini.
I Micenei avevano un profondo culto dei morti: costruivano tombe monumentali per i loro sovrani, che venivano sepolti insieme ad un ricco corredo funebre. La tomba a tholos più famosa di Micene è il “tesoro di Atreo”, detto anche Tomba di Agamennone, costituita da un corridoio scavato nel terreno, da una pseudocupola composta da 33 giri concentrici di pietre e da un ambiente laterale che costituiva la camera funeraria.
Gli Achei erano agricoltori e pastori; dai Cretesi appresero tante abilità: impararono la pratica del commercio, le tecniche di navigazione, la coltivazione della vite e dell’ulivo, nonché le tecniche di lavorazione della ceramica e dei metalli, usati specialmente per costruire armi e possenti armature. Gli Achei, infatti, erano abili guerrieri: la guerra rivestiva un ruolo importantissimo nella loro società ed erano addestrati fin da bambini a combattere. I guerrieri si lanciavano sui nemici con coraggio e i più valorosi erano considerati eroi e ricevevano grandi onori. Conquistarono le isole di Rodi, Creta e Cipro e si espansero a est fino all’odierna Turchia e a nord verso i Balcani.
Ma se i micenei erano così forti e valorosi, perché la loro civiltà finì? Chi aveva potuto distruggere quelle città fortificate da mura ciclopiche? Nicomaco avrebbe scoperto che gli artefici di questa epica vittoria sugli Achei erano stati i Dori, popolazione scesa dal Nord e insediatasi in Grecia dopo aver scacciato i Micenei.
Il segreto della potenza dei Dori erano le armi costruite con il ferro, materiale sconosciuto ai micenei che combattevano con il più debole bronzo. La forza e l’audacia degli eredi di Achille nulla poté: le loro spade si spezzavano al primo impatto con quelle nemiche. E così, nel 1200 a. C., la civiltà micenea decadde.
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