La puzza - (estratto da) Sicilia - Huillet-Straub - 1998

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Manuel De Filippis

Manuel De Filippis

Күн бұрын

Пікірлер: 13
@davidechiappetta
@davidechiappetta 6 жыл бұрын
film straordinario, è uno dei miei film preferiti, i dialoghi sono estremamente musicali, recitazione quasi bressionana, e poi la bellissima fotografia in bianco e nero lo rende atemporale, non mi stanco mai di guardarlo sin dalla sua uscita
@pieduel
@pieduel 6 жыл бұрын
siamo in due, molto piacere trovare altre persone che apprezzano tentativi (riuscitissimi oltretutto) di un diverso tipo di cinema.
@davidechiappetta
@davidechiappetta 6 жыл бұрын
​@@pieduel questo film lo vidi in vhs pochi mesi dopo la sua uscita, mi innamorai dell'opera per la musicalità dei dialoghi per la fissità dei personaggi e perchè mi ricordava lo stile un pò di Bresson, Dreyer Pasolini Germi Kaurismaki Brecht il teatro e cinema Kammerspiel e tante altre cose, cinema allo stato puro, iun continuo divenire davanti ai dialoghi e immagini bellissimi scollati fra di loro... col tempo ho visto metà di tutti i film e corti di Huillet e Straub , ma questo assieme a 'Cronaca di Anna Magdalena Bach' lo metto nella lista dei miei film preferiti
@davidechiappetta
@davidechiappetta 6 жыл бұрын
alcune note prese da un bellissimo saggio trovato in rete: "Jean-Marie Straub e Danièle Huillet Ospiti ingrati in Italia": ....nel 1932 e nel 1936, quando Vittorini collabora con la rivista «Il Bargello»; negli anni Cinquanta invece scrive per «Rassegna del film», «Cinema Nuovo» e «Il Politecnico», dove si può leggere ancora più chiaramente «l'amore puro per la settima arte dettato da scelte etiche e politiche», che fomenta l'immaginario di Vittorini. Non si tratta infatti soltanto di prediligere le regie di Chaplin, Clair, Dreyer, Ėjzenštejn e Pabst, nomi tra l'altro che godono anche del favore degli Straub: l'autore si occupa di condurre uno studio particolareggiato sui meccanismi narrativi del cinema e successivamente di confrontare questi con il suo campo, quello della letteratura, con lo scopo di trarne beneficio Vittorini così arriva ad affermare che: «mentre la letteratura, partendo dal dato reale, lo trasforma al punto che ne dà un'immagine non diretta ma allusiva, […] il montaggio dei fotogrammi in una sequenza cinematografica ma non artisticamente riuscita danno dell'oggetto un'immagine realistica; quest'ultima ha un valore “critico” rispetto alla prima perché la riporta alla sua grezza natura di immagine elementare»...... «Vittorini tende a dare degli oggetti la dislocazione, la consistenza, rapporti spaziali; vede le forme, le masse, i volumi, i contrasti, e poi illumina tutto, ma non vede gli effetti cromatici della luce sul paesaggio; se vede il fumo sulle case non ne dice il colore, la paglia non è gialla ma è paglia; se vede una fontana grigio-marrone dice solo che è di ghisa. Sfugge, se può persino all'indicazione del bianco; le montagne sono, essendo i tetti coperti in parte di neve, necessariamente bianche, ma Vittorini parla di montagne […] Conversazione è in grandissima parte un libro in bianco e nero»....... .....Guttuso ricorda di aver consegnato, a suo tempo, i disegni a Vittorini poi non si seppe più nulla del progetto fino al 1985, anno in cui una parte dei disegni ritrovati viene riportata alla destinazione primitiva. Controllando il taccuino ci si rende presto conto di come il pittore siciliano, politicamente impegnato, «culturalmente teso ad un discorso di avanguardia artistica, ma con strettissimi legami alla realtà sociale e politica» Conversazione in Sicilia dando maggiore risalto alle situazioni realistiche e lasciando da parte quelle più allegoriche e simboliche. Gli schizzi infatti si riferiscono alle prime parti del romanzo e denotano l'intento soprattuto «dove la pagina vittoriniana si fa tesa per l'addensarsi di simboli» e il pittore la sfronda «dalla carica allusiva per riproporre con la rappresentazione disegnativa la realistica essenza originaria» Tornando agli Straub, la percezione è quella che proprio il corredo illustrato di Guttuso abbia influito sulla versione cinematografica di Sicilia!: il netto contrasto dei pochi tratti abbozzati dal pittore sembra aver fornito lo spunto ideale alla silhouette del piccolo siciliano con il cesto d'arance , al profilo squadrato del Gran Lombardo e svelare di chi è l'assenza percepita nel “campo dei morti”, ossia nella lunga serie di panoramiche dal finestrino del treno. Lo stesso vale per Lei, il modo di controllare l'aringa sul fuoco, o la posa che tiene ascoltando il figlio, con un braccio disteso e l'altro che regge il viso, il tavolo, il fascio conico di luce che vi si riversa, l'unica finestrella: Straub e Huillet sembrano dissimulare, scomporre, ingrandire, rovesciare a specchio, riempire di colore e materializzare proprio le immagini abbozzate da Guttuso. In ogni caso rimane rimane chiara l'intenzione generale di Straub e Huillet, che riescono ad impostare delle basi a prova di Guttuso e restituire quindi al testo la propria «realtà maggiore», procedendo in tutt'altra direzione: il succo del loro lavoro su Sicilia! infatti è tutto nella «riemersione orale del testo» ........................................ Urge in primis precisare che anche se qualcuno, a quest'altezza cronologica, dopo le esperienze internazionali e anni di carriera, incomincia a spiegare la pratica di dizione da loro messa a punto, «Questo testo viene assimilato dagli attori del film, ma definendone la punteggiatura a partire dalla loro capacità di respirazione. La capacità diaframmatica decide, incide il testo: insomma lo squaderna, lo alleggerisce da virgole e punteggiature tipografiche», le cose non sono proprio così semplici, dato che la procedura, oltre ad essere acquisita gradualmente, non è mai uguale a sé stessa. La punteggiatura di Vittorini in Sicilia!, per cominciare, è quasi sempre rispettata, inoltre una tecnica costante e prefissata, quale risulta essere in questa descrizione, non porterebbe da nessuna parte. Occorre piuttosto confrontare il testo originale e accorgersi di come Straub e Huillet, occupandosi di ogni singolo attore, e seguendo le “regolette” sopra riportate, rispondano ad una più generale ed ambiziosa ricerca, interessata a snidare non più gli déi e i padroni di Pavese, bensì i ritmi e le musicalità insite nella forma di Conversazione in Sicilia. All'indomani del libro, infatti, prendono sempre più consistenza alcune convinzioni vittoriniane fortemente svalutative nei confronti del romanzo, «strumento efficace per rinnovare la “mimesis” letteraria del reale, nelle realizzazioni storiche più alte, come nelle opere dell'amato Stendhal, incideva criticamente sulla realtà; ma nella degenerazione naturalista aderiva con feticistica passività all'oggetto da riprodurre, non conservava il margine della libertà progettuale; per questo non riusciva a suggerire “una realtà diversa” da quella rappresentata». In Conversazione in Sicilia l'iterazione della parole è più vistosa rispetto alle precedenti prose scelte da Straub e Huillet: il ritmo diviene la base linguistica per la scrittura dell'intero libro arrivando a coprire tutti i livelli, dalla frase al capitolo fino alle sezioni più estese, «L'atto e la parola scarnificati da ogni elemento contingente che rimandi ad una troppo identificabile realtà, divenuti essenza profonda, sono svolti musicalmente fino al completo esaurimento delle valenze sonore e semantiche». Ciò si può vedere sin dalla frase ripetuta dal “piccolo siciliano” (“nessuno ne vuole”) che denota il suo stato di miserabile. A proposito di questo passo Antonio Girardi afferma: «La difficoltà di trovare un mercato per la produzione degli aranci, che pesa con le sue conseguenze sui contadini, si eleva nello svolgimento musicale, a simbolo di un più vasto significato, che definisce la situazione di “non speranza” propria dell'intera classe sociale». L'innalzamento però è concepibile solo se, come precisa Franca Bianconi Bernardi, si ritengono le ripetizioni di Conversazione un'alternativa dell'«arioso», del « ritornello», o le esclamazioni simili ai «recitativi», ai «ritornelli», o alla «romanza» Serve quindi leggere la musicalità del libro vittoriniano come un tentativo di conseguire le peculiari potenzialità del «canto melodrammatico, in rapporto dialettico con la parola» e «in grado di rappresentare i nodi di una particolare vicenda e di raffigurarne insieme la risonanza collettiva e il sovrasenso utopico» nonché di cogliere la “realtà maggiore” segnando «la traccia di un divenire progettuale nel moto degli eventi». Naturalmente Vittorini si avvale soltanto della fisionomia del melodramma, ossia delle sue «strutture», dato che le «forme melodrammatiche sono di per sé antirealistiche» perchè «tese a rivelare il romanzesco, l'improbabile, il favolistico»: lo stesso si può dire per Straub e Huillet che sembra aspirino proprio ad elevare Sicilia! «nello svolgimento musicale», alzando i volumi di ciò che già martella, a toni bassi, nella pagina vittoriniana e facendo ulteriormente progredire il progetto musicale impostato dall'autore. Prova potrebbe essere che la tessitura ritmica iniziale sembra rientrare in un disegno generale più esteso ossia preparare, in crescendo, alle scene “madri” successive dove lo Sprechgesang di Angela Nugara, Gianni Buscarino e Vittorio Vigneri palesa ancor di più la dimensione canora di Sicilia!, echeggiando inoltre il canto della “pasturedda” dei titoli di testa, un vero prologo alla “realtà maggiore” e musicale dell'intera pellicola. «Le vette acute, le cadute, le pause marcate, i glissando di collera, di gioia e di dolore» applicate ad un testo “orizzontale” sono la novità originale degli Straub rispetto Conversazione in Sicilia: si tratta del frutto di una lunga ricerca tra forma e pensiero che, come si è visto, trova un primo equilibrio nello Sprechgesang adoperato per recitare i giambi di Hölderlin ne La morte di Empedocle: inventata da Schönberg per il Pierrot Lunaire (1912) e chiamata anche Sprechstimme, la tecnica viene modulata tra il canto e il parlato, dove le caratteristiche di uno e dell'altro si fondono fino a rivoluzionare l'intero rapporto che intercorre tra la parola e il suono.
@davidechiappetta
@davidechiappetta 6 жыл бұрын
parlando dello Sprechstimme è per questo motivo il dialogo quasi cantato dell'ultimo e indimenticabile passeggero 'coi baffi' ("avete una bella voce di baritono, Voi")
@pieduel
@pieduel 6 жыл бұрын
@@davidechiappetta wau, grazie.
@pinocolosimo4790
@pinocolosimo4790 10 жыл бұрын
stupendo il libro e meraviglioso il film
@algore979
@algore979 12 жыл бұрын
bellissimo film bellissimo libro
@MySamuel1979
@MySamuel1979 4 жыл бұрын
Di questo film ho apprezzato solo la stupenda fotografia
@forcespikeproject
@forcespikeproject 14 жыл бұрын
Film stupendo.
@bicienzu59
@bicienzu59 9 жыл бұрын
Credo che la lingua utilizzata, sopratutto la cadenza in alcune parti del film, che oggi appare inascoltabile, sia frutto di una ricerca storica perché un po di anni fa mi sono imbattuto a Noto in un vecchietto che faceva da guida in una chiesa sconsacrata e parlava esattamente in quel modo. E' stata una rivelazione.
@davidedalmuto4365
@davidedalmuto4365 10 жыл бұрын
Il film viene recitato così apposta, per rendere meglio il senso di apatia e di luogo comune che nel libro i personaggi esprimono per volontà dell'autore. Commenti letterari che non si possono trasporre nel film vengono caratterizzati apposta da una recitazione apatica.
@mattbirra2
@mattbirra2 11 жыл бұрын
il film sarà bellissimo ma la recitazione fa schifo, non c'è nessuna naturalezza nelle voci, è questo che fa il film bellissimo? Mahh.
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