La valle delle cascate di Vallepietra - Monti Simbruini

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CIVITA CASTELLANA TREKKING

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I Simbruini sono montagne profondamente segnate, sia a livello morfologico che a livello storico, dall’abbondante presenza di acqua. Una ricchezza immensa, sfruttata sin dai tempi dell’antica Roma; il loro stesso toponimo, derivando dal termine latino sub imbribus che sta a significare letteralmente “sotto le piogge”, è un chiaro riferimento all’enorme disponibilità di questo vitale elemento.
Percorrendo gli innumerevoli itinerari che si dipanano a quote medio-alte viene però quasi spontaneo chiedersi dove risiedono queste grandi riserve idriche visto che, soprattutto nei mesi estivi-autunnali, è quasi impossibile riscontrare la presenza di specchi o corsi d’acqua oltre i 1000 metri di quota, nonostante i Simbruini siano tra i massicci del centro Italia con la maggior media di precipitazioni annue.
Il motivo di questa carenza idrica lungo i fianchi delle alte cime, sugli altopiani e nelle grandi faggete è dovuto alla natura carsica del suolo: la grande quantità di acqua derivante dalle precipitazioni meteoriche viene completamente assorbita da forre, doline ed inghiottitoi che provvedono ad incanalarla direttamente verso le viscere della montagna.
Dopo lunghi e complessi percorsi sotterranei queste acque rivedono quindi la luce nei profondi e floridi fondovalle, dove sgorgano prepotenti da ogni angolo ruscelli, torrenti e corsi d’acqua di dimensioni e portate più o meno significative i quali unendosi man mano tra loro nella corsa verso valle danno vita alle due principali arterie del massiccio: i fiumi Aniene e Simbrivio.
E’ qui dunque, nel profondo delle pieghe della complessa orografia simbruina, che si può toccare con mano l’enorme patrimonio idrico di queste terre, un tesoro dal valore inestimabile che da secoli, oltre ad essere un bene preziosissimo per le popolazioni locali, disseta la Capitale e le ampie aree urbane ad essa adiacenti.
Tra i vari itinerari che portano a toccare con mano l’immensa ricchezza d’acqua di queste montagne vi è sicuramente quello che, seguendo i segnavia del percorso 683d e risalendo la bellissima Valle delle cascate, porta a compiere un interessante periplo intorno alla Serra del Dragone, poco nota propaggine dello Scrimone delle Vaglie affacciata direttamente sulla Valle del Simbrivio. Tra l’altro la prima parte di questo anello, fino alla Fonte delle Vaglie, risulta in comune con il sentiero 673b del quale abbiamo già parlato (vedi Fosso delle vaglie, la Valle delle Cascate).
Arrivando in auto a Vallepietra al primo grande bivio si prosegue verso sinistra e subito dopo si imbocca sempre a sinistra una strada secondaria che scende con diversi tornanti fino al corso del Simbrivio, il quale si oltrepassa su di uno stretto ponticello. Proseguendo per qualche centinaio di metri si arriva ad un ulteriore bivio sulla sinistra (indicazioni per allevamenti di trote); si può parcheggiare qui oppure proseguire imboccando la stretta strada che costeggia il fosso dei Muralli fin dove il fondo diviene sterrato (slargo sulla sinistra).
I segnavia bianco-rossi corrono inizialmente sulla stessa strada sterrata di fondo valle ma subito dopo pochi metri il sentiero svolta nettamente sulla destra iniziando a risalire le coste del Colle Crocione Rotondo tra casolari e terrazzamenti. Già dai primi tratti si attraversa un ambiente profondamente caratterizzato dalla abbondante presenza di acqua, limpida e fresca, che scorre ed invade ogni alveo naturale disponibile.
Dopo un primo attacco abbastanza ripido la pendenza del sentiero diviene subito più dolce; dall’alto fanno capolino le cime delle vicine alture di Colle Campitellino e della Monna dell’Orso. La vegetazione qui è quella tipica delle quote medie, con querce, aceri, roverelle e carpini, oltre ad un sottobosco folto ed animato dal verde perenne dei ginepri.
Man mano che si risale si entra sempre più nel vivo del grandioso scenario del fosso delle Vaglie: tra balzi e cenge rocciose si incontrano le prime cascate, preannunciate già da lontano dal rumore scrosciante dell’acqua che riempie l’atmosfera calma e silente del luogo. Il Vallone è stretto ed a tratti impervio; le ripide facciate qui sono colonizzate da fitte colonie di leccio (quercus ilex). Dopo circa 30 minuti di cammino si giunge al cospetto dei grandi balzi della principale cascata, la quale salta nel vuoto da una parete rocciosa verticale alta almeno una ventina di metri. Una così alta cascata è uno spettacolo insolito per i Simbruini; così come è assolutamente spettacolare l’anfiteatro di rocce e pareti che la cingono tutt’attorno.

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