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Cantautore, poeta, scrittore, musicista, Francesco Guccini è tutte queste cose e anche qualcosa in più. Dal 2012 ha smesso di scrivere canzoni, ma la scrittura e la lettura restano due delle attività più importanti della sua vita e alle spalle ha lasciato pagine intere di testi da cui ogni giorno migliaia di persone attingono. Per questo motivo Bompiani ha deciso di mettere alcune delle sue Canzoni, dalle più note a vere e proprie chicche nelle mani di Gabriella Fenocchio, filologa e studiosa di letteratura italiana del Novecento, che ha analizzato i testi del cantante di Pàvana come se fossero poesie, contestualizzandole e analizzandone gli aspetti stilistici, retorici e ritmici, riconsegnandoci una serie di testi che sono leggibili come poesie, indipendentemente dall'accompagnamento musicale e riaprendo il dibattito sulle differenze tra musica e poesia: "Sono stato ben contento di queste analisi che hanno dato un certo valore alle mie canzoni, mi ha fatto piacere, anche se tante volte mi sono chiesto: "Sei sicura che io abbia voluto dire veramente quelle cose?", però c'è stato un vicendevole scambio di opinioni sul lavoro". Ci sono le più famose come "L'avvelenata", "Eskimo", "Auschwitz", "Radici", ma anche pezzi meno noti come "100 Pennsylvania Ave", "Canzone delle bambine portoghesi" e "Canzone delle domande consuete": "Delle volte, forse, ho scritto delle buone canzoni, ho scritto anche delle musiche piacevoli, decenti, ma non mi sono mai messo come musicista, sulle parole forse riuscivo meglio, ecco il perché della mia preferenza (...) Non mi manca scrivere canzoni, perché scrivo libri, è un altro modo di scrivere, ma è sempre scrittura". Guccini ci ha aperto la sua casa di Pàvana e con lui abbiamo parlato di musica, poesia, tempo che passa, memoria, della morte dell'Appennino e anche della morte.
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