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Pubblicato nel 2016 da Einaudi, vincitore del Premio Strega nel 2017, tradotto in 35 lingue, il libro di Paolo Cognetti, da cui è tratto il film, è ambientato in Valle d’Aosta a Brusson, in particolare nel villaggio di Graines (adiacente l’omonimo castello), e ad Ayas. L’Italia ha festeggiato e la Valle d’Aosta ha esultato. Il film «Le otto montagne» dei registi belgi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch ha vinto (ex aequo con EO del regista polacco Jerzy Skolimowski) il premio della giuria di Cannes. Tratto dall’omonimo libro di Paolo Cognetti, “Le otto montagne” è una produzione italo-belga-francese, in italiano, con gli attori di punta Alessandro Borghi e Luca Marinelli. Tutto è iniziato dopo il successo del libro. I diritti del libro sono stati acquistati da una casa di produzione romana che ha iniziato la ricerca di un progetto per realizzare un film di respiro europeo. La scelta fortuita è caduta sul regista Felix van Groeningen che aveva letto il libro perché le vendite sono andate particolarmente bene in Francia, Germania, Olanda e Belgio. Nel 2020, la proposta di essere tra i finanziatori dell’opera è arrivata alla Film Commission, diretta da Alessandra Miletto. “Le otto montagne” è interpretato da Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi, Elisabetta Mazzullo, Elena Lietti, Cristiano Sassella, Lupo Barbiero, Andrea Palma, Francesco Palombelli, Elisabetta Mazzullo e Surakshya Panta. Tra gli attori anche Elisa Zanotto, unica valdostana, nel ruolo di Barbara, amica di Pietro. Il film racconta l’amicizia tra due ragazzini: Pietro, che viene dalla città, e Bruno, l’unico bambino di un piccolo villaggio di montagna. Tra i registi e il cast c’è stata un’incredibile sinergia, gli abitanti sono stati ascoltati e hanno potuto entrare nel loro lavoro come se fosse la cosa più normale al mondo. Tra le location del film vi è un edificio che ha colpito particolarmente lo scrittore Cognetti: è la casa museo del villaggio di Graines, utilizzata fino agli anni Sessanta, composto da un’aula scolastica, dalla camera della maestra, dalla cucina, da una sala adibita a museo, dalla latteria e dal locale usato nei periodi invernali in condivisione con gli animali. Molte scene del film sono state girate tra queste mura.
LA MUSICA
Daniel Norgren è stato da subito la nostra unica scelta anche se non lo conoscevamo personalmente, hanno detto i registi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Nonostante ciò, è stato solo quando lo abbiamo incontrato che ci siamo resi conto di quanto fosse stata giusta la nostra intuizione. E’ praticamente la versione svedese di Bruno, una persona che vive nei boschi, sulla sua montagna, che si è costruito da solo la casa e lo studio di registrazione. Non c’era scelta più perfetta. Canta, e suona molti strumenti. La sua ispirazione gli viene dal suo girovagare nei boschi, la sua musica è pura, viene dal cuore e spesso è registrata con un apparecchio a quattro tracce che produce un suono super analogico. Canta in una maniera particolarmente vulnerabile, perfetta per il film.
“Questo è il film che ho sempre immaginato quando scrivevo musica da film, senza avere un film” ha detto Daniel.