Рет қаралды 14
Scelse di diventare suora piuttosto che essere una merce di scambio per il padre, e così avrebbe potuto fare le cose che più desiderava fare - suonare e studiare musica - senza la distrazione della maternità o della politica. Così, dopo la morte di sua madre Lucrezia, la principessa Leonora d’Este entra nel Monastero delle Clarisse del Corpus Domini a Ferrara. Il suo talento musicale si fece subito evidente. L’isolamento fisico non fermò la sua libertà artistica, tanto da essere ricordata da Nicola Vicentino e Gioseffo Zarlino. Leonora d’Este fu figura centrale nel paesaggio sonoro rinascimentale di Ferrara. Laurie Stras le ha attribuito una collezione anonima di mottetti: i Musica quinque vocum motetta materna lingua vocat, pubblicata a Venezia nel 1543, caratterizzati da una polifonia ipnotica e da armonie statiche che evocano un mondo di intensa contemplazione spirituale e, nonostante fugaci echi Josquiniani (il pezzo grosso della musica di Ferrara all'inizio del secolo), da un uso bizzarro della dissonanza. Insomma Leonora si muoveva come compositrice al di fuori del mainstream musicale dell’epoca. Tra i brani della raccolta ho scelto il bellissimo Sicut lilium inter spinas, scritto a cinque voci, dove “Suor Leonora” mette in risalto tutta la sua abilità nell’arte della scrittura polifonica. Come gli altri, Sicut lilium è un "paribus vocibus decantanda", ovvero per 5 voci uguali, il che significa la presenza di due intervalli di parti distanti tra loro di circa un'ottava. Gli intervalli sono simili tra le parti: alcune si incrociano, altre riecheggiano a vicenda, generando interessanti linee armoniche, come nel caso del Sicut lilium, sic amica mea, inter filias: un passaggio sensuale ed inaspettatamente commovente. Nel reel l’ensemble femminile Lyyra formatasi all’interno della VOCES8 Foundation