Рет қаралды 1,689
Maria Valtorta - Quaderni - 16 marzo 1944: L’obbedienza è fatta anche di minuscole cose di ogni ora, compiute senza brontolii, man mano che vi si presentano
Dice Gesù:
«Voglio farti considerare, e con te a molti, una virtù dalla quale vi è venuto un gran bene. Il più grande bene, mentre dal suo contrario vi è venuto tanto male: il più grande male. Te ne ho già parlato, ma la tua sofferenza non ti ha fatto ricordare le parole. Te le ripeto perché mi preme che le abbiate.
Avendovi amato infinitamente, Io volli essere il vostro Redentore. Ma non lo fui unicamente per la Sapienza, non per la Potenza, neppure per la Carità. Queste sono tre caratteristiche, tre doti divine, che agirono tutte e tre nella Redenzione del genere umano, perché vi istruirono, vi scossero coi miracoli, vi redensero col Sacrificio.
Ma Io ero l’Uomo. Essendo l’Uomo, dovevo possedere quella virtù la cui perdita aveva perduto l’uomo e redimervi con quella. L’uomo s’era perduto per aver disubbidito al desiderio di Dio. Io, l’Uomo, vi ho dovuto salvare ubbidendo al desiderio di Dio.
Dice Paolo che Io “avendo con forti grida e con lacrime offerto preghiere e suppliche, nei giorni della mia vita mortale, per salvare l’uomo da morte spirituale, fui esaudito per la mia riverenza”. E aggiunge che, giunto alla perfezione per aver imparato (ossia compiuto per obbedienza) divenni causa di eterna salute per tutti quelli che mi sono obbedienti.
Paolo, con parola che lo Spirito fa vera, dice dunque che Io, Figlio di Dio fatto Uomo, raggiunsi la perfezione con l’obbedienza e potei esser Redentore per questa. Io, Figlio di Dio. Io raggiunsi la perfezione con l’obbedienza. Io redensi con l’obbedienza.
Se meditate profondamente questa verità, dovete provare quello che prova uno che, prono su un’alta insenatura marina, guarda fissamente la profondità e la immensità del mare e gli pare sprofondare in questo liquido abisso di cui non conosce profondità e confine.
L’obbedienza! Mare sconfinato e abissale nel quale Io mi sono tuffato prima di voi per riportare alla Luce coloro che erano naufragati nella colpa. Mare in cui devono tuffarsi i veri figli di Dio per essere redentori di sé stessi e dei fratelli. Mare che non ha solo le grandi profondità e le grandi onde, ma anche le spiagge basse e le lievi ondette che sembrano scherzare con la rena del lido, così care ai bambini che giuocano con esse.
L’obbedienza non è fatta unicamente di grandi ore in cui obbedire è morire, come Io ho fatto, in cui obbedire è strapparsi da una Madre, come Io ho fatto, in cui obbedire è rinunciare alla propria dimora, come Io ho fatto lasciando il Cielo per voi. L’obbedienza è fatta anche di minuscole cose di ogni ora, compiute senza brontolii, man mano che vi si presentano.
Cosa è il vento? Turbine sempre che curva le cime degli alberi secolari e li piega, li spezza, li abbatte al suolo? No. È vento anche quando, più leggero di carezza materna, pettina le erbe dei prati e i grani che incespano e li fa ondulare appena come rabbrividissero lievemente nella cima dei verdi steli per la gioia d’esser sfiorati dal vento leggero. Le piccole cose sono il vento leggero dell’obbedienza. Ma quanto bene vi fanno!
Ora è primavera. Se il sangue non la bruttasse, come sarebbe dolce questa stagione! Le piante, che sanno amare e obbedire al Creatore, stanno mettendo la veste nuova fatta di smeraldo e come spose si fasciano di fiori. I prati sembrano un ricamo, un velluto trapunto di fiori, i boschi una felpa profumata sotto una volta di creste verdi e canore. Ma, se non ci fossero i tenui venti d’aprile e anche le pazze ventate di marzo, quanti fiori rimarrebbero senza fecondazione e quanti prati senza acqua! Fiori ed erbe sarebbero perciò nati per morire senza scopo. Il vento spinge le nubi e li irrora così, il vento fa baciare i fiori, porta ai lontani il bacio dei lontani e con la sua gaia corsa da ramo a ramo, da albero ad albero, da frutteto a frutteto, feconda e fa che quei fiori divengano frutto.
Anche l’obbedienza spicciola a tutte le piccole cose che Dio vi presenta attraverso agli avvenimenti del giorno fa quello che fa il vento con le piante e l’erbe dei prati e degli orti. Di voi, fiori, fa frutti. Frutti di vita eterna.
Beatissimi quelli che, presi dal turbine dell’Amore, e del loro amore, consumano il sacrificio totale di sé, i piccoli redentori che mi perpetuano, i quali compiono l’obbedienza somma bevendo il mio stesso calice di dolore. Ma beati anche quelli che, non avendo ardire di dire al turbine dell’Amore: “T’amo, eccomi, prendimi”, sanno piegarsi al vento lieve dell’Amore, che sa graduare le forze dell’uomo suo figlio e dare ad ognuno quel tanto di pressione che sia possibile a sopportare.
Vi pare, o figli, e mai come ora vi pare, che la prova sia tante volte superiore alla forza vostra. Ma è perché voi vi irrigidite. È perché siete superbi e diffidenti. Volete fare da voi e non vi abbandonate a Me. Non sono un carnefice. Sono Colui che vi ama....