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Saliamo insieme, lo scalone vanvitelliano, dieci minuti di armoniosa ascesa e discesa lungo i gradini che un tempo furono percorsi dai monaci certosini. Lo scenario dello scalone ellittico, composto da una doppia rampa, è veramente stupefacente.
Permette l'accesso al piano superiore, oggi visitabile dal piano terra, non è possibile salire al piano superiore.
La realizzazione della scala del paradiso è attribuita a Gaetano Barba, architetto ingaggiato dai monaci certosini già dagli anni '60 del XVIII secolo per la realizzazione delle gallerie della passeggiata coperta.
Barba, allievo del Vanvitelli, realizzò lo scalone intorno al 1779, interamente in pietra locale, al costo di ben 64.000 ducati.
Un'opera maestosa fatta costruire dai monaci anche per simboleggiare l'accesso al paradiso, raggiungibile solo con un regolare impegno spirituale.
Simbolicamente, identifica il traguardo del percorso di preghiera del monaco certosino, iniziato presso il monumento a San Bruno, posto a circa 800 metri dall'ingresso della certosa, e che dopo aver oltrepassato la zona cenobitica e quella eremitica, terminava qui per affidarsi alle mani di Dio.
Questo era il luogo dove simbolicamente si lasciava la vita terrena per salire a quella celeste.