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"Francesco visse le stimmate come una rivelazione, come un messaggio da parte di Dio. È come se Dio si fosse rivolto a Francesco, nel suo stato di sofferenza e di prostrazione, e gli avesse detto: "Francesco, stai male nel corpo, sei colpito da tanta sofferenza? È vero Francesco, stai molto male. I tuoi frati ti stanno mettendo ai margini, ti senti incompreso e abbandonato? È vero, Francesco, sei incompreso e solo. Non vedi i frutti della tua missione, ti senti un fallito? È vero, Francesco, sei un fallito. Ma considera attentamente: non è così che sei simile a Gesù, quando stava sulla croce?" [...]
Proprio nelle sue sofferenze fisiche, nel suo isolamento affettivo, nell'oscurità del fallimento umano, era giunto a stare vicino a quel Gesù crocifisso a cui aveva rivolto infinite volte il suo amore ardente".
(dal libro "San Francesco" di don Chino Biscontin, p. 121)
Giobbe cosa ha fatto? Ha urlato, ha chiesto veramente a Dio di rispondergli. Forse un’intensità di questo genere ti è estranea. Dio deve parlare proprio a te!
Nessuno trova la luce del Creatore finché non grida dal più profondo di sé: Dio cerca il tuo cuore, è lì che bisogna vedere se gridi o se ti sei abituato, adattato a stare in terra d’Egitto. Sei stufo? Vuoi uscire? Grida e Dio ascolterà il tuo grido. Grida: "VIENI, PARLAMI, non ce la faccio più"!
È lì, proprio in quel buio profondo che c’è dentro di te che ti aspetta Dio! Grida, piangi, invocalo… e Lui ti risponderà.
(dalle catechesi sulle 10 Parole)
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