Pluto Recensione Manga - Naoki Urasawa omaggia il maestro Tezuka

[@fumetti_e_parole]

..mh Sarà che la musica era alta o che sono stato interrotto più volte ma non ho colto il 100% di quel che dici nella parte iniziale del video... Ne parleremo

[@francescomarasco8696]

Ho letto solo il primo numero fin ora e non conosco in modo approfondito il materiale di partenza di Tezuka. Premesso questo, mi è sembrato che Urasawa abbia presentato più che altro come dato di fatto una società in cui i robot sono inseriti all'interno della vita sociale e riescono a evolvere in modo autonomo in comportamento e sentimenti personali, anche se a partire da una data programmazione iniziale. Alcuni esseri umani lo hanno accettato altri no e questa attitudine sviluppata dalle intelligenze artificiali è osservata e studiata progressivamente dagli scienziati. Quindi non mi è sembrato questo il nocciolo del racconto fin ora, perché lo stesso autore non me lo ha problematizzato in quel senso e non l'ho sentito più di tanto come un fastidio all'interno della logica di quel mondo lì. Più che altro l'incognita che mi è sembrata affiorare è come un robot riesca ad aggirare i comandi iniziali, soprattutto quello di non uccidere gli esseri viventi non robotici e come questa coscienza di un totale libero arbitrio possa influire sul suo equilibrio comportamentale, sul suo sviluppo mentale. Poi magari continuando leggere il mio ragionamento svacca e le cose non si tengono più, ma la curiosità nel prosieguo mi è rimasta. Un saluto.

[@VIPERCOMICS-official]

Non è il nocciolo della narrazione, ma a livello di soggetto è fondamentale. Come posso accettare il sentimento nei robot se non chiarisco come questo possa effettivamente affrancarsi da una programmazione umana, e quindi essere genuino?

[@francescomarasco8696]

@@VIPERCOMICS-official Sì, capisco benissimo l'intoppo concettuale, che è uno tra quelli che rende interessante, problematico e inquietante il discorso etico sociale sull' AI. Allora forse in Pluto Urasawa chiede di darlo per assodato e lo risolva semplicemente (o semplicisticamente) su un piano comportamentale ed emotivo. Il robot si comporta come un essere umano, agisce come se avesse sentimenti. Possiamo privarlo di diritti perché non sappiamo se siano genuini o frutto di programmazione? Evidentemente allora lui ha risolto di no o che comunque non voleva trattare l'argomento in quel modo lì. Capisco anche che in effetti questo possa portare a svalutare l'opera come il capolavoro di cui si parla, se non per il fatto che poggia su quella precedente di Tezuka, e le cose che si ispirano ad altre cose che in passato ci sono piaciute tanto creano un po' quel effetto di lettura onanistica del prodotto :) Il fatto che poi magari sia scritta pure bene spinge anche più su la valutazione.