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"Precacore" Il mito la leggenda...la bellezza di un Borgo.
Incerte sono le notizie sull'origine del paese che il leggendario racconto storico vuole edificato nel 492 A.C. da profughi greci della città di Samo scappati dalle incursioni di Dario (Re di Persia). Arrivati sulla costa Jonica si diressero verso l'interno e fissarono la loro prima sede in prossimità di un piano, stabilendosi al di là del fiume La Verde, nella contrada chiamata Rudina. La città di Samo si ingrandì molto presto, i suoi confini si estendevano da Capo Bruzzano fino a Gerace e in pochi anni sorsero grossi centri di cultura. A Samo fu costruito un grande porto, dove si contavano più di sette navi che salpavano il mare collegando la costa calabra con le isole greche.
Col passare degli anni secondo alcuni censimenti la città di Samo contava all'incirca ottantamila abitanti. Erano presenti numerosi monumenti e da racconti tramandati da generazioni in generazioni si narra che la città contava sei Chiese (Santa Domenica, San Nicola de Rosamanis, San Carlo, San Ferdinando, Santa Caterina e Santa Maria della Verde denominata così per la vicinanza al fiume) e un Monastero di monaci Basiliani. Dopo il periodo della Magna Grecia le notizie storiche su Samo diventano sempre più rare, si può solo ipotizzare che la "Grande Città" decadde intorno al 216 A.C. durante la seconda guerra punica quando Locri si arrese ad Annibale ed ai Cartaginesi. La città di Samo trascorse un altro periodo fiorente poco prima delle incursioni saracene, popoli islamici che saccheggiavano e distruggevano tutto accesi dal loro fanatismo religioso, e infatti nel 976 guidati dall'emiro Abu 'al Qasim la città di Samo fu completamente distrutta: le terribili scorrerie saraceniche seminarono sull'abitato paura e morte, il porto subì notevoli danni, le navi furono distrutte, le gioiellerie e i vari negozi dove si lavoravano i vasi di terracotta furono incendiati, e non risparmiarono nemmeno le chiese che furono interamente rase al suolo. I superstiti abbandonarono la città ormai devastata e si diressero all'interno, in direzione di un monte che in seguito fu chiamato Palecastro dove intorno all'anno 1000 rifondarono la città, che col passare degli anni si ingrandì e si fortificò sotto il dominio di Filippo Santacroce, poi sotto Re Carlo ed infine nel 1311 sotto la guida della principessa Margarita di Cariati. Nel Quattrocento risulta con il nome di Crepacore, poi trasformato in Precacore tra il XVI e il XVII secolo. Il primo, per l'Alessio, potrebbe richiamare le spaccature del terreno (dal calabrese crepari, spaccarsi). Il secondo è una metatesi di Crepacore. Nel 1496 fu a capo di una baronia tenuta dai Marullo di Condoianni. Passò poi agli Squarciafico, di nuovo ai Marullo, ai Tranfo (1588-1743) che vi presero il titolo di duca e, infine, ai de Franco che lo mantennero fino all'abolizione della feudalità (1806). Subì la distruzione di due terribili terremoti (nel 1783 e nel 1908) che costrinsero gli abitanti a riedificare il paese nel luogo in cui sorge oggi (si possono ancora osservare i ruderi dell'antico insediamento). Nel 1807 venne riconosciuto università e incluso nel cosiddetto governo di Bianco. Conquistò l'autonomia amministrativa nel 1811.
Precacore venne quasi definitivamente distrutto dal terremoto del 28 dicembre 1908, in seguito a quel cataclisma il paese venne ricostruito nel luogo attuale e nel 1911 riacquistò il primitivo nome di Samo. Nel 1930 (periodo fascista) furono aggregati a Samo altri due comuni che in passato erano castelli di Precacore: Caraffa e S. Agata, che fino al 1946 costituirono insieme un solo Comune sotto il nome di Samo.