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Tutti ormai sanno che il divorzio determina il venir meno del vincolo coniugale. Con il divorzio si torna dunque single, in un certo senso! Parrebbe allora scontato concludere che, anche dal punto di vista economico, gli ex coniugi dovranno arrangiarsi da soli.
In verità le cose stanno diversamente. La legge prevede, a favore dell’ex coniuge più debole economicamente, la possibilità di ottenere l’assegno divorzile.
La domanda che spesso mi viene posta è la seguente: come faccio a sapere se mi spetta l’assegno di divorzio?
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Ciao sono l'avv. Rita Rossi ed assisto legalmente le persone che divorziano. Oggi parliamo di assegno di divorzio e andiamo a scoprire in quali casi e a quali condizioni detto assegno potrà essere riconosciuto a favore di uno degli ex coniugi.
Innanzitutto, va tenuto ben presente che l’assegno divorzile è diverso dall’assegno di mantenimento spettante ad uno dei coniugi nella separazione.
Assegno di mantenimento e assegno divorzile hanno, infatti, presupposti molto diversi.
Come abbiamo visto in un precedente video, qui puoi trovare il link • Mantenimento della mog... , l’assegno di mantenimento può essere attribuito nella separazione la quale precede necessariamente il divorzio e dovrebbe garantire al coniuge economicamente più debole di conservare, tendenzialmente, il tenore di vita goduto durante la convivenza coniugale.
Diversamente, l’assegno di divorzio può essere riconosciuto nel divorzio, e cioè soltanto dal momento in cui il vincolo matrimoniale viene sciolto definitivamente.
Perché il giudice preveda questo assegno non basta che tra gli ex coniugi vi sia una elevata disparità economica.
Il giudice deve accertare se il richiedente abbia dato un contributo effettivo alla costituzione del patrimonio familiare e di quello dell'ex coniuge.
In altre parole, il giudice tiene conto del contributo personale ed economico dato da ciascuno dei coniugi alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di entrambi.
Ciò che conta, dunque, sono i ruoli che ciascuno dei coniugi ha assunto nella vita familiare. Questo consente di stabilire se la condizione di squilibrio economico esistente derivi dal sacrificio di aspettative professionali e reddituali che il coniuge sacrificatosi avrebbe potuto realizzare.
Pertanto, l’assegno di divorzio ha una funzione perequativa e riequilibratrice.
Tutto ciò è stato stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione nel 2018.
In concreto, dunque:
1. Il fatto di avere un lavoro e di essere autosufficiente non esclude di per sé il diritto all’assegno divorzile. Dunque, l’assegno divorzile potrebbe spettare alla donna pensionata, all’impiegata che guadagna 1.200 euro al mese, o anche alla libera professionista.
2. Bisogna tenere conto del contributo di lavoro dato da chi richiede l’assegno a favore della famiglia o dell’altro coniuge. Il passato, insomma, o meglio, le scelte del periodo matrimoniale hanno il loro peso.
3. Contano anche la durata del matrimonio e l’età del coniuge richiedente. Pensiamo ad una donna di 55-60 anni che si è dedicata alla famiglia: quali chances avrà di trovare un lavoro dopo il divorzio?
In concreto, allora, si deve partire dal raffronto tra la condizione economica dei due ex coniugi per vedere se vi è una disparità.
A questo punto occorre accertare quali siano state le cause di questa disparità di condizione economica, tenendo conto che può trattarsi di ragioni legate alla persona ma anche di ragioni legate alle scelte fatte dai coniugi durante la vita familiare, scelte che hanno comportato una attribuzione di ruoli diversi, incidenti comunque sulla formazione del patrimonio comune o di uno dei due.
Pensiamo alla donna laureata che abbia rinunciato ad una carriera personale per dedicarsi alla famiglia, e che in tal modo abbia favorito il raggiungimento, da parte del marito, di una significativa posizione economico-sociale. Se questo si è verificato, il giudice dovrà attribuire un peso al contributo dato dalla moglie, e conseguentemente attribuire a questa l’assegno e non importa che ella abbia un lavoro e un’entrata autonoma.
Se, invece, entrambi si siano realizzati in ambito lavorativo-professionale, magari anche grazie al supporto vicendevole, allora la disparità economica non giustifica il riconoscimento dell’ assegno di divorzio.
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