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Lacus Timavi - Storia del "Caput Adriae" nel Friuli Venezia Giulia

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Regione Friuli Venezia Giulia

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Күн бұрын

Gli antichi lo consideravano un mare difficile e definivano l’Adriatico oscuro, inquietus, iracundus per le nebbie improvvise, i forti venti e le tempeste che rendevano complicata la navigazione. Suo estremo limite a nord era il Caput Adriae dove rotte carovaniere, marittime e terrestri, si intrecciavano al margine della grande laguna veneta. Qui, a partire dal secondo millennio avanti Cristo, iniziano i contatti con le culture preclassiche dell’Egeo, con i culti e le storie di miti e di eroi che già, in un tempo senza tempo, avevano attraversato questo mare. Racconti e poemi come i “nostoi” (nόστοι), i ritorni in patria dei re achei vincitori a Troia e dei sopravvissuti principi troiani in cerca di nuove terre. Racconti di viaggi dove si celano storie di traffici e commerci, di esplorazioni di terre sconosciute, di occupazioni e fondazioni di nuove città. Il greco Diomede, principe in Argolide e il troiano Antenore, consigliere di re, attraversano l’Adriatico. Diversi sono i luoghi degli sbarchi, ma uno solo è il punto dove le due vicende sembrano incontrarsi e mescolarsi in una terra di confini: il Lacus Timavi, ampio specchio d’acqua, chiuso - in antico - da un sistema di cordoni litoranei e isole, dove il mare toccava la terra e dove riemergeva il Timavo, fiume dal misterioso corso sotterraneo. Particolare è stato il fascino esercitato da questo ambiente su molti autori greci e latini: la natura stessa sembrava aprire varchi tra il mondo degli uomini e quello degli dei, rendendo sacre acque e boschi. Le fonti del fiume diventano, nel tempo, limite e spazio di incontro e di commercio tra le terre degli antichi Veneti e quelle abitate dalle tribù degli Histri. Arcaiche presenze si mescolano alla realtà di insediamenti che, da età preistoriche, arrivano alla fine dell’impero romano, ai grandi sconvolgimenti climatici del VI secolo dopo Cristo, che alterarono, in maniera determinante e quasi definitiva, il paesaggio. E anche il Lacus Timavi diventa Lisèrt, il deserto, i loca deserta. Questa storia dimenticata rivive - ora - tra luoghi sacri e castellieri, ambre ed acque salutari, ville romane e reperti filmati (spesso per la prima volta) nei magazzini e nelle sale di Musei archeologici italiani e stranieri. Il documentario è stato realizzato dall’Ufficio Stampa - Produzioni televisive - della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia e il Comune di Monfalcone.

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