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Trieste - La Basilica Cattedrale di San Giusto Martire è il principale edificio religioso cattolico, nonché Duomo della città. Si trova sulla sommità dell'omonimo colle che domina Trieste.
Come viene riferito dalla maggior parte degli storici triestini, l'aspetto attuale della basilica deriva dall'unificazione delle due preesistenti chiese di Santa Maria e di quella dedicata al martire San Giusto, che vennero inglobate sotto uno stesso tetto dal Vescovo Rodolfo Pedrazzani da Robecco tra gli anni 1302 e 1320 per provvedere la città di una Cattedrale imponente.
La prima notizia riguardante la Cattedrale risale all'anno 1337, quando il campanile dell'ex chiesa di Santa Maria venne rivestito con uno spesso muro per poter sostenere il nuovo edificio. I lavori al campanile si conclusero nel 1343, ma quelli alla chiesa si protrassero praticamente fino alla fine del secolo. Il campanile in origine era più elevato, ma nel 1422 venne colpito da un fulmine e venne ridotto all'altezza attuale.
Dopo la definitiva dedizione della città all'Austria (1382), l'allora imperatore Leopoldo III nominò il primo Vescovo tedesco di Trieste, Enrico de Wildenstein, che in data 27 novembre 1385 consacrò l'altare maggiore della cattedrale.
Nel novembre del 1899 Papa Leone XIII la elevò alla dignità di Basilica minore. Non ci sono molti dati sulla decorazione interna della chiesa. Certamente al Trecento risale il soffitto carenato della principale. Nell'anno 1423 l'abside fu affrescata da Domenico Lu Domine e Antonio Baietto, artisti friulani, e tale rimase fino al 1843 quando fu ampliata distruggendo l'affresco con l'Incoronazione della Vergine, di cui rimangono alcuni frammenti a volte esposti al Castello e sostituito con una volta neoclassica a cassettoni.
Ma nei primi decenni del XX secolo fu abbattuta e ricostruita. La decorazione a cassettoni venne sostituita con un mosaico che ripropone il tema dell'Incoronazione della Vergine, scelto dopo un concorso sul tema
Degli altri affreschi originali rimangono pochi reperti, il più importante dei quali è il Ciclo di San Giusto, in cinque elementi, esposto nella cappella laterale.
Nell'interno sono contenuti molti dei manufatti sacri, fra cui il Tesoro, celato dietro una grata di fattura barocca, che contiene tuttora molti oggetti di valore, sebbene nel 1984 sia stato saccheggiato. Esistono tuttavia pareri controversi su molti di questi oggetti, essendo evidente la loro difficile collocazione storica e geografica. Addirittura per il simbolo della città, cioè l'alabarda di San Sergio, patrono secondario della città, non è possibile definire un'origine certa né l'esatta epoca di forgiatura. I mosaici absidali bizantini:
Le due absidi laterali (corrispondenti rispettivamente a quella della Basilica di Santa Maria e del Sacello San Giusto) sono decorate con magnifici mosaici, opera di maestranze veneziane e costantinopolitane.
L'abside di Santa Maria reca una splendida raffigurazione della Theotókos, seduta su un trono, su fondo oro, con il Bambino in braccio, affiancata da due arcangeli in deesis. Si tratta di una esecuzione di matrice costantinopolitana della prima metà del XII secolo, probabilmente eseguita in parallelo alla schiera degli Apostoli su un prato idilliaco, posta nell'emiciclo absidale sottostante inquadrata in una cornicetta decorata, che invece spetta, per la morbidezza dei panneggi e le affinità delle fisionomie di alcune figure con quelle della Cattedrale Ursiana di Ravenna (Duomo di Ravenna), a un'équipe di mosaicisti veneziani, gli stessi formatisi nella scuola delle maestranze bizantine che decorarono la Basilica di San Marco nell'ultimo quarto dell'XI secolo. Come in Santa Maria Assunta a Torcello, gli apostoli sono rappresentati nella serie latina, cioè con Giacomo minore e Taddeo al posto di Marco e Luca.
Nell'abside destra invece spicca il Pantocrator, affiancato come in una Deesis dai Santi Giusto e Servolo. Le fattezze del Cristo, slanciato, severo e nobile, collocano la stesura di questo mosaico al primo XIII secolo, ad opera di mosaicisti bizantini.