Riso Grazia: in principio era il Vialone Nano

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In principio era il vialone nano, varietà molto diffusa nella zona di Minerbe, nella pianura veronese. Per alcuni secoli, la risicoltura è stata l'anima della vita rurale del paese, perché da essa è dipeso lo sviluppo della campagna, la vita sociale e l'economia di tutto il comprensorio.
Per i Grazia, il rapporto con il riso inizia già durante la Seconda Guerra mondiale, quando il nonno Antonio lavorava come garzone in un magazzino di generi alimentari della vicina Legnago, che poi con il tempo riuscì a rilevare e a diventarne titolare.
Ma la sua passione era comunque il riso e nel 1946 aprì la prima riseria, che divenne una realtà significativa per il territorio, rifornendo soprattutto negozi e ambulanti (all'epoca si vendeva sfuso).
Ma fu solo all'inizio degli anni '80 che avvenne la svolta, quando la riseria si trasferì a Minerbe e il figlio Gaetano iniziò a trasformarla in una realtà industriale, che si contraddistinse fin da subito per l'introduzione del confezionamento meccanizzato e per l'approntamento di una nuova politica commerciale basta non più solo sfuso ma sul confezionato, per l'appunto, e sul rapporto con la grande distribuzione.
Oggi l'azienda è condotta da Alessandro e Alberto, i figli di Gaetano, che non hanno mai smesso di investire in tecnologia puntando alla qualità del prodotto. Il loro impianto è fra i più moderni in Italia e oggi Riso Grazia rappresenta la più importante realtà italiana nella lavorazione e trasformazione del vialone nano.
Una storia di imprenditoria, di coraggio e di competenza sviluppata sul campo, una storia da Nordest nata nel contesto di quel miracolo italiano che anche i Grazia hanno contribuito a creare.
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