Salve, del ciel regina, madre degli infelici, stella del mar divin[a], dall’immortal fulgor; tu accogli e benedici d’ogni sventura il pianto, d’un sguardo tuo fai santo, ogni terreno amor. Te, nella veglia bruna, noma il fanciul gemendo, te, nella rea fortuna, invoca il pio nocchier. Tu sull’abisso orrendo, il disperato arresti, e di splendor celesti irradii il suo pensier.